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Cannes: Restless - La recensione

Delude Gus Van Sant con la sua storia d'amore cupa, prodotta da Ron Howard

Restless - Mia Wasikowska e Henry Hopper

12.05.2011 - Autore: Pierpaolo Festa, nostro inviato al Festival di Cannes
“La morte è facile, è l’amore ad essere difficile” oppure “Abbiamo così poco tempo per dire le cose che vogliamo dire. Abbiamo pochissimo tempo per tutto”… con queste frasette, Gus Van Sant dice la sua su eros e thanatos. Presentato nella sezione Un Certain Regard di Cannes 64, “Restless” conferma il talento del regista nel descrivere pensieri e sentimenti dei più giovani ed è l’ennesima prova che il filmmaker riesce con il suo stile unico a invadere di tenerezza temi seri e cupi, senza mai affogare nel miele.  

Nel fare questo il regista viene aiutato da una coppia di attori composta da Mia Wasikowska (era l’Alice di Tim Burton) e Henry Hopper (il figlio del grande Dennis) in un romance che combina l’ironia nera alla “Six Feet Under” (con i protagonisti che si imbucano ai funerali), con tutti quei film romantici dove gli innamorati sono anche dei malcapitati…“Oh fortuna infame” direbbe il grande bardo. Non ci si impiega più di tanto, però, per capire che ci troviamo davanti a uno di quei film in cui “lui le insegnò ad amare, lei gli insegnò a vivere”...

Questo è il vero problema: “Restless” si colloca tra i film minori di Van Sant, regista che a tratti perde anche il senso del ritmo, annoiando abbastanza e accartocciandosi su una storia che conosciamo già. 


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Per saperne di più

Il trailer di Restless