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Cannes: Naomi Watts vuole la verità sull'Iraq

L'attrice è la protagonista del thriller "Fair Game", unico film americano in concorso al Festival, la vera storia dell'agente CIA Valerie Plame. Dietro la macchina da presa il regista di "The Bourne Identity", Doug Liman.

Naomi Watts

20.10.2010 - Autore: Pierpaolo Festa, nostro inviato al Festival di Cannes
Dopo “The Bourne Identity” e “Mr. e Mrs. Smith”, Doug Liman torna a raccontare il mondo delle spie, ma questa volta non sono ne l’action né la commedia al centro dell’obiettivo, perché con “Fair Game” il regista porta in scena una storia vera. Quella di Valerie Plame (interpretata da Naomi Watts) agente CIA che metterà in dubbio l’esistenza delle armi di distruzione di massa in Iraq. Suo marito è il diplomatico Joe Wilson (Sean Penn), colui che le starà al fianco nell’affrontare questa battaglia. Si rivolgeranno al New York Times, rimanendo travolti da uno scandalo. A quel punto la donna rischierà la carriera, la famiglia e la vita nel nome della verità.

Sulla Croisette di Cannes, il regista è accompagnato proprio dalla Watts. Grande assente Sean Penn, convocato a Washington per una missione umanitaria su Haiti: “Ci sono dozzine di script politici in circolazione, ma non ho mai visto questo progetto come un film politico – afferma il regista - Mi interessava raccontare due personaggi coinvolti nel bel mezzo di un enorme scandalo politico. Valerie è una spia, ma più la conosciamo più scopriamo cosa vuol dire essere un agente segreto in questi tempi”. A proposito dell’intrigo che vedrà coinvolti i suoi personaggi, Liman continua. “LA CIA è anche burocrazia e tutti noi, nella vita quotidiana, abbiamo a che fare con la burocrazia. Ecco perché è possibile identificarsi con questo film”.  

E la Watts, alla sua seconda pellicola presentata al Festival di quest’anno dopo la commedia di Woody Allen, esprime tanta passione per il personaggio: “Volevo cogliere l’essenza di questa donna. Conoscevo la sua storia attraverso i media, ma ho fatto tante ricerche e sono riuscita a passare tanto tempo con lei. Mi sono subito innamorata del ruolo, me lo hanno offerto dieci giorni dopo che avevo avuto il mio bambino. Mi hanno supplicata di leggere le prime dieci pagine dello script… a quel punto ero pronta, perfino ad allattare il mio bebè sul set!”. E l’attrice parla anche della sua esperienza cinematografica incentrata soprattutto su ruoli di donne sempre alle prese con eventi straordinari: “E’ dai tempi di ‘Mulholland Drive’ di Lynch che interpreto donne del genere e sono pronta sempre a fare il massimo delle ricerche per prepararmi al ruolo. Ma questo film era diverso: mi piaceva il fatto che Valerie non era una donna sola. Aveva sempre suo marito al fianco e lui le ha dato la forza di andare avanti fino alla verità”.

 E, a proposito del grande assente, Liman conclude: “Sean Penn è forse il più grande attore di tutti i tempi. Per un interprete del suo calibro è difficile, perché tutti si aspettano che sia sempre straordinario. Ma lui lo è davvero! Prima di girare ha passato del tempo col vero Joe Wilson e ogni giorno diventava sempre di più come lui. Era come assistere ad un film horror tipo “Invasione degli ultracorpi” con Sean che s’impossessava della personalità di Joe. La cosa che mi ha colpito di più del suo modo di lavorare è la sua costante concentrazione sul set. Lui era sempre nel personaggio”.

Fair Game” sarà distribuito in Italia prossimamente dalla Eagle Pictures.