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Cannes 63: arriva Kitano-san!

Cronaca del nostro incontro con il mitico autore giapponese Takeshi Kitano, regista e protagonista di "Outrage", suo quindicesimo film che rappresenta il grande ritorno ai gangster movies.

Takeshi Kitano

17.05.2010 - Autore: Pierpaolo Festa, nostro inviato al Festival di Cannes
“Ho la reputazione di essere un filmmaker specializzato in storie violente. Ero stanco della gente che mi chiedeva della violenza, per questo ho cercato di allontanarmi da quelle pellicole. A quel punto mi chiedevano perché avevo smesso di farle! Ho capito che era il momento giusto per riprendere quel genere di film, ma non volevo ripetermi in quello che avevo fatto prima, altrimenti sarebbe stato noioso”.
Sentire parlare Takeshi Kitano - arrivato sulla Croisette per presentare il film in Concorso “Outrage” (lett. L’oltraggio) - è come trovarsi nei panni di Bill Murray in “Lost in Translation”: prima gli fai una domanda in inglese, poi aspetti che il suo interprete gliela traduca in giapponese (al doppio della lunghezza), dopodiché lui risponde nella sua lingua madre e soltanto allora noi abbiamo accesso alla traduzione! Un’impresa faticosa quanto irresistibile, specialmente davanti ad un personaggio del suo calibro, un autore che gronda humour. “Volevo fare qualcosa di nuovo, volevo evolvermi – continua Kitano - per la prima volta racconto una storia semplice e ho riempito lo script di dialoghi. Ho chiesto al casting di ingaggiare attori famosi, chiunque avesse avuto voglia di lavorare con me. Realizzare questo film è stato come montare un puzzle. Credo che il mio metodo sia perfino migliorato grazie a questa esperienza”.

Outrage

Sono tante le scene ad alto tasso di violenza presenti nel film e tutte riescono a suscitare una risata nella maggior parte del pubblico: “Quando scrivo questi film utilizzo una tecnica opposta a quella tradizionale nel mettere in scena la violenza – spiega Kitano-San -L’abilità sta nel cercare di essere originali, trovando un modo unico per fare fuori la gente.  Molti mi chiedono come riesco a fare commedia e allo stesso tempo film violenti. Per me si tratta di una cosa preziosa, due volti della stessa medaglia. Mi ritengo un pendolare dell’entertainment e credo che se hai la forza di mettere in scena la violenza, puoi trovare anche quella di andare dalla parte opposta”.

A proposito del suo rapporto con i gangster movies americani, il regista afferma: “Mi piacciono film come ‘Quei bravi ragazzi’, ma non direi che mi hanno influenzato tanto. Questi film mettono in scena personaggi americani, se facessi la stessa cosa ingaggiando attori giapponesi non avrebbe senso. Si tratta di organizzazioni criminali diverse. Sono un grande fan di Scorsese e certamente adoro ‘Il padrino’ di Coppola, ma sarebbe impossibile fare la versione giapponese di quel film. Con ‘Outrage’, volevo portare in scena la nuova era della Yakuza: i vecchi tempi in cui si cercava di risolvere una faida tagliandosi le dita della mano, sono finiti. Oggi quello che importa è fare più soldi”.

Outrage

E Kitano parla anche del suo processo creativo rivelando di ispirarsi ai fumetti: “Penso sempre alle comic strip pubblicate sui giornali: in quelle storie c’è sempre una inizio, un punto di rottura, una fine e una battuta ad effetto. Così trovo le idee per i miei film, se riesco a mettere insieme quei quattro passaggi, posso già pensare alle immagini e intanto mettere il tutto nel copione. Una volta ultimata la sceneggiatura la rivedo dalla fine all’inizio e lavoro sui dettagli. Questo è il mio metodo”.

Outrage” ha diviso la critica sulla Croisette, a tal proposito Kitano non esita a scatenare il suo humour: “Se non sarà un successo tornerò ai miei film non violenti. Non dovrei dire così, anche perché le mie pellicole hanno la reputazione di essere un fallimento dopo l’altro”. 



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