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Berlino si tinge di "noir"alla francese

Terzo giorno di Festival all'insegna del thriller con Bertrand Tavernier e Claude Chabrol che dirigono rispettivamente Tommy Lee Jones e Gerard Depardieu. Presentato anche un interessantissimo documentario no-global.

Berlino si tinge di "noir"alla francese

08.02.2009 - Autore: Andrea D'Addio
In the Electric Mist”, primo film in terra statunitense del francese, ormai sessantasettenne, Bertrand Tavernier e “Bellamy”, ennesima fatica del maestro Claude Chabrol, portano misteri e suspense nella capitale tedesca. Due noir atipici, non focalizzati sulla ricerca della soluzione dei rispettivi misteri, ma sul percorso personale che i due detective protagonisti (in “The Electric Mist” si tratta di Tommy Lee Jones, in “Bellamy” di Gerard Depardieu) intraprenderanno grazie all’indagine.

Una riflessione sulle coincidenze, su quanto la vita giochi con il caso senza mai rivelarsi, lasciando che il dubbio si insinui su qualsiasi episodio, è al centro del film dell’ormai ottantottenne Chabrol. Un’opera tanto lieve nei toni, quando profonda nel significato, sorretta da un bravissimo Gerard Depardieu: intenso, ma anche buffo e gigione. Chissá se si avrá la fortuna di rivederlo così divertente anche in futuro, dopo la tragedia capitata al figlio Guillaume poco dopo la fine delle riprese.
 
Un Tommy Lee Jones con il pilota automatico, ma non per questo meno perfetto del solito (con Denzel Washington si contende il titolo di maggiori interpretazioni come poliziotto et similia), indaga nella sempre mistica Louisiana l’omicidio di una giovane ragazza del luogo e dei suoi legami con un presuntuoso produttore cinematografico (interpretato dal grande John Goodman), giunto sul luogo per le riprese di un film. Le paludi, il blues, il ritmo sincopato delle vite di uomini e donne più che mai in contatto con le loro anime, suggeriscono atmosfere ricche di pathos che Tavernier coglie e ben trasferisce sul grande schermo.

Nella sezione Panorama presentato invece la commedia norvegese “North”. Un film che, grazie al passaparola, sta riempiendo tutte le sale in cui viene proiettato. Toni scanzonati per un road movie in cui il mezzo di trasporto è una motoslitta, il protagonista un obeso trentenne depresso e, gli incontri lungo il viaggio, i più strambi che si possa immaginare. Divertente come nessun altro film visto finora al festival, la speranza è che “North” trovi una distribuzione anche in Italia, nonostante i soli 78’ minuti di durata forse ne limitino un pieno sfruttamento commerciale.

Il documentario “The Yes Men Fixed the World”, secondo film dell’irriverente duo inglese “The Yes Men” ha ricevuto una vera e propria standing ovation alla sua anteprima. Un film no-global ricco di humour che ricorda per struttura “Borat” (i due infatti si spacciano spesso per politici o portavoce di grandi multinazionali, facendo incredibili annunci, trovando gente che gli crede), ma più ficcante nei contenuti e, spesso, nell’audacia. A fine film, la distribuzione in sala di un’ipotetica versione del New York Times del 4 Luglio 2009, denominata “le notizie che speriamo di leggere”, ha sottolineato la genialità di questa coppia, destinata, si spera, ad avere sempre più maggiore audience.