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"Bamboozled"

"Bamboozled"

Bamboozled

13.02.2001 - Autore: Andrea Nobile
Spike Lee arriva a Berlinoc accompagnato, per la prima volta, dal supporto degli effetti speciali. La maggiore libertà di movimento concessa dalle videocamere é certamente funzionale a delle riprese di tipo decisamente televisivo. Presentato in concorso, Bamboozled é il primo film di Spike Lee girato in digitale. Stando alle dichiarazioni di Lee, Due dei miei film preferiti sono \'Un volto nella folla\' e \'Quinto potere\', che in questo film ho usato entrambi come traccia, come ispirazione. E in effetti c\'è più di qualcosa del film di Elia Kazan nella descrizione dell\'improvviso successo di Manray, mentre la forza e la profondità dell\'analisi di Sidney Lumet (nel 1976!) rimangono solo un lontano miraggio. Bamboozled é infatti poco credibile e poco incisivo, e rimane lontano da quel acuto sguardo sul passato e il futuro della televisione che intendeva fornire Lee. Pur sorvolando sul fatto che ormai criticare in questo modo l\'immoralità della tv é diventato come sparare sulla croce rossa, Lee non riesce a convincere con la sua analisi, disperdendosi in troppi temi e sottotrame e, in definitiva, usando stereotipi per combattere stereotipi. Forse l´unica parte davvero riuscita é la lunga sequenza finale con materiale d\'archivio, che mostra realmente la discriminazione e il razzismo nella rappresentazione dei neri in tv: e non é poi tanto peregrina l\'idea che probabilmente sarebbe stato molto più \'incisivo\' un documentario vero e proprio che non questo film.   La trama Pierre Delacroix (Damon Wayans) lavora come sceneggiatore televisivo per la CNS, ma non bastano una laurea ad Harvard e delle idee brillanti per guadagnarsi la considerazione del suo capo, soprattutto se si é l\'unico nero in un team di scrittori bianchi. Inutilmente Delacroix propone continuamente show con dei protagonisti di colore: il suo capo, Dunwitty (Michael Rapaport), con una visione decisamente \'WASP\' della tv, é sempre pronto a bocciarli. Delacroix si sente boicottato: nessuno al lavoro lo saluta e il team giunge addirittura a non far arrivare le informazioni basilari alla sua segretaria, Sloan (Jada Pinkett), anche lei di colore e unica sua alleata al lavoro. Come se non bastasse, la CNS sta perdendo qualche punto di share e Dunwitty coglie l\'occasione per dare un ultimatum a Delacroix: o tira fuori il meglio di sé e gli propone uno show sensazionale, tale da risollevare le sorti del canale, o verrà licenziato. Delacroix é disgustato dal razzismo imperante nel suo team e soprattutto nel suo capo e decide di prendersi gioco di loro. Considerando che la figura del nero in televisione sembra non essersi evoluta per niente dagli anni ´50-´60, quando non era certo una figura positiva, Delacroix decide di risalire ai tempi in cui, per rappresentare i neri (immancabilmente stereotipati in chiave razzista) attori bianchi erano costretti a tingersi il viso con del catrame. Nasce così Mantan - The new millenium minstrel show, uno spettacolo talmente razzista ed eccessivo, con dei personaggi estremizzati a tal punto che, così almeno crede Delacroix, non può che essere interpretato come una presa in giro. Dunwitty invece, non cogliendone le intenzioni satiriche, ne é entusiasta e decide di produrlo. Tutto il team di scrittori si mette allora a lavorare per Delacroix, guadagnatosi finalmente il loro rispetto, che li invita a tirare fuori per i testi dello show tutto il loro razzismo (mal) nascosto. Trovaiti per strada due poveracci, di cui uno, Manray (Savion Glover), ballerino di tip tap, Delacroix li trasforma nei protagonisti dello show, convinto che l´America capirà le sue vere intenzioni. Ma naturalmente l\'America non le capisce, e l\'enorme successo dello show non é certo un sintomo del \'risveglio\' che Delacroix si aspettava di provocare. La situazione diventa ingestibile per Delacroix, fino a che tutto non precipita quando Manray/Mantan viene rapito da un gruppo di attivisti neri.  
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