Compositore, interprete, produttore e ballerino sopraffino, Jackson aveva anche ottimo gusto nello scegliersi i collaboratori – tra cui Martin Scorsese, regista del video di Bad che viene celebrato in una delle sequenze più affascinanti del documentario – e nell’anticipare mode sia nella musica che nell’abbigliamento. Bad 25 è tutto questo e qualcosa di più: è il Quarto potere di Michael Jackson, perché è attraverso le testimonianze delle persone che lo hanno conosciuto, amato, che con lui hanno collaborato e che lo hanno supportato per tutta la vita, che riusciamo a comprendere in maniera così nitida l’artista e l’uomo. C’è un punto in cui il paragone con il capolavoro di Orson Welles diviene ancora più evidente: quando, parlando del brano Smooth Criminal, tutti si chiedono chi fosse quella Annie che Jackson cita nel testo (“Annie, are you ok?”). E la risoluzione del mistero è tanto banale quanto memorabile, quasi fosse una moderna Rosabella.
“Volevo concentrarmi sulla musica e scavare nel processo creativo – ha spiegato Lee – Vediamo sempre il prodotto finito e non come questo venga messo assieme”. Un lavoro duro e sfiancante, perché per diventare un mito “bisogna lavorare, non basta alzarsi dal letto la mattina”: “Michael studiava i grandi per diventare più grande. Osservava Fred Astaire, James Brown, Marvin Gaye, Stevie Wonder. Prendeva tutto e lo incorporava nel suo stile”. È così che nel film scopriamo come la coreografia iconica di Smooth Criminal sia nata da un segmento del film Spettacolo di varietà di Vincente Minnelli.

“Questa è la mia lettera d’amore a Michael Jackson – confessa il regista – Sono cresciuto con la sua musica e appena ho visto i Jackson 5 all’Ed Sullivan Show nel 1969, ho desiderato essere lui. Avevo la pettinatura Afro e il look, ma non sapevo cantare e ballare!”. E conclude: “Ero a Cannes quando ho saputo della sua morte: sono tornato a New York e per mesi non ci stavo con la testa. Poi ho scoperto che sull’iPod avevo solo Off the Wall, così ho acquistato il suo intero catalogo. Mia moglie e i miei figli mi hanno odiato: per un anno ho ascoltato solo Michael Jackson”.
Bad 25 diverte, commuove e coglie con lucidità quella magia eterea che si genera quando un artista al massimo della sua bravura crea un’opera d’arte epocale. La commozione arriva nel finale, quando uno dei collaboratori di Jackson lo paragona a una fonte di energia che non si spegnerà mai, nemmeno ora che non c’è più. Il Re del Pop vivrà per sempre dentro quelle note e quei versi che ancora oggi continuano ad attirare nuove generazioni di fan.
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