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Baarìa, la Sicilia di Tornatore apre Venezia

Il regista non vuole che si usi la parola kolossal, ma "Baarìa" è un affresco che abbraccia parte della storia del nostro Paese dagli anni '10 ad oggi. Il 2 settembre aprirà la Mostra di Venezia, e sarà anche in concorso, il 25 arriverà nei cinema.

Baarìa - Giuseppe Tornatore

03.08.2009 - Autore: Pierpaolo Festa
Da vent’anni un film italiano non apriva la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e, per questa 66sima edizione, il direttore Marco Müller, ha fortemente voluto questo ‘Amarcord’ di Giuseppe Tornatore che, alcuni non hanno esitato ad avvicinare a “Novecento” di Bernardo Bertolucci. E le premesse ci sono tutte. Baarìa, nome fenicio di Bagheria, la città natale del regista, va dal 1910 ai nostri giorni. Completamente ricostruito su sei ettari di terreno in Tunisia, dai 20 milioni di costo iniziale si è arrivati a 28, secondo il produttore Tarak Ben Ammar. La vicenda, narrata in “Baarìa – la porta del vento” (questo il titolo completo), abbraccia un arco temporale lunghissimo, ma si concentra sugli anni dai ’30 ai ’60, con al centro la storia d’amore di Mannina e Giuseppe, dei loro padri e dei loro figli, avvolta da gioia e malinconia ma anche intrisa di travolgenti ideali. La passione politica e civile si unisce al dramma della passione amorosa. Protagonisti Francesco Scianna e Margareth Madé ma “Baarìa” conta uno dei cast migliori e più vasti mai messi insieme: Michele Placido, Vincenzo Salemme, Monica Bellucci, Laura Chiatti, Beppe Fiorello, Luigi Lo Cascio, Enrico Lo Verso, Raoul Bova, Ficarra e Picone… e l’elenco sarebbe troppo lungo.

Baaria

Viene naturale pensare a “Nuovo Cinema Paradiso” o a film di Tornatore dal risvolto strettamente autobiografico. Il regista, infatti, precisa: “Lo definirei un film personale, vicino a 'Nuovo Cinema Paradiso'. Con questi due lavori esaurisco tutto quello che potevo dire sulla mia esperienza, sui luoghi vissuti, ma anche sulla fantasia che negli anni trasfigura la percezione delle cose”. “Per me Baarìa – continua il regista – è un suono antico, una formula magica, una chiave. La sola in grado di aprire lo scrigno arrugginito in cui si nasconde il senso del mio film. Una storia divertente e malinconica, di grandi amori e travolgenti utopie. Una leggenda affollata di eroi… Ma Baarìa è anche il nome di un paese siciliano dove la vita degli uomini si dipana lungo il corso principale. Poche centinaia di metri, tutto sommato. Ma percorrendole avanti e indietro per anni, puoi imparare ciò che il mondo intero non saprà mai insegnarti”.

Baaria

E, per rimanere ancorato a quei ricordi, Tornatore ha ricostruito la sua Bagheria nei minimi particolari, mattone per mattone, balcone per balcone, con i lampioni originali e la pavimentazione del corso della cittadina fatta in pietra lavica siciliana, oltre a decine di macchine d’epoca. Per la musica si è affidato all’amico e Maestro Ennio Morricone mentre il film è stato girato in stretto dialetto bariota. Uscirà in questa versione in Sicilia mentre per il resto del Paese ne è stata realizzata una doppiata e più accessibile. Un peccato, si poteva replicare “La Terra Trema” di Luchino Visconti, uscito con i sottotitoli. “Avevo l’ossessione della lingua – afferma Tornatore – e un po’ mi dispiace che solo una parte dell’Italia vedrà la versione originale del mio lavoro. Ma hanno abbastanza insistito sul fatto che, per il grande pubblico, sia più idonea questa soluzione. Vedremo…”.

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Un film corale anche se Tornatore precisa: “Forse la definizione più corretta, ora che il film è finito, è il tono da commedia. La vena comica, che era già nella pagina scritta, sul set si è rafforzata e ne viene fuori un film divertente, anche malinconico, come certe commedie all’italiana. Fa ridere, ma anche riflettere su aspetti del nostro passato”.

Sicuramente “Baarìa” rappresenta la più impegnativa produzione dell’industria cinematografica italiana da molti anni a questa parte e, l’attesa  - come le aspettative - per questo film, sono altissime.

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