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Aspettando Venezia

In concorso tre film italiani "Buongiorno notte" di Bellocchio, "Segreti di Stato" di Benvenuti e "Il miracolo" di Winspeare. Fuori concorso: Woody Allen Bernardo Bertolucci, Joel e Ethan Coen, James Ivory, Jim Jarmusch, Rodriguez e Riddley Scott.

Festival Venezia 2003

01.08.2003 - Autore: Matteo Nucci
Aprirà Woody Allen con Anything Else, ma sarà un festival europeo. Presentata ieri a Roma, la sessantesima edizione del Festival del cinema di Venezia si preannuncia come il trionfo del vecchio continente. Non che film d'oltreoceano siano assenti. Semplicemente non concorrono. Tanto che il direttore Moritz De Hadeln ha potuto permettersi una battuta: "Credo che temano di perdere la faccia, gli Americani. Un'anteprima in concorso che non vince Magari possono sciupare le loro chances nella corsa all'Oscar". L'altr'anno guardato con sospetto e ora accolto come un vecchio esperto sornione e ironico, De Hadeln ha potuto presentare un'edizione che non manca di riservare grandi sorprese.   Quanto ai concorsi, Venezia 60 vedrà in gara due italiani, Bellocchio con Buongiorno, notte e Benvenuti con Segreti di Stato, l'unico americano che ha accettato la sfida, Iñàrritu con 21 Grams (Sean Penn, Benicio Del Toro e Naomi Watts), l'unico asiatico che è riuscito a lavorare nonostante l'incubo SARS, Tsai Ming-Liang con Goodbye Dragon Inn, un film su un amore al confine Israele-Libano (Chahal Sabbag con Le cerf-volant) e un film completamente girato in Marocco sul rapporto tra occidentali/ricchi e sud (Doillon con Raja). Tanto per parlare dei casi a prima vista più interessanti. La competizione 'Controcorrente', intanto, viene sempre più ad affiancarsi a Venezia 60 (anche quanto ad orari non ci saranno privilegi preconcetti): Sofia Coppola con Lost In Translation e Babak Payami con Silence Between Two Thoughts i più attesi.   Le star però arriveranno in grandissima parte per il 'Fuori Concorso'. Grande è la curiosità per Bernardo Bertolucci con il suo film sul '68 parigino, The Dreamers e per i fratelli Coen con Intolerable Cruelty (George Clooney, Catherine Zeta-Jones) di cui pare siano ancora in preparazione alcune scene. Anthony Hopkins e Nicole Kidman sono le stelle del film di Benton, The Human Stain, Kate Hudson, Naomi Watts e Glenn Close quelle del film di James Ivory, Le Divorce e Benigni, Iggy Pop, Tom Waits quelle di Coffee and Cigarettes di Jarmush. Discorso a parte merita Sean Connery, presente in The League of Extraordinary Gentlemen di Norrington. Schivo da sempre e dato per certo a Venezia, Connery sarà forse il Leone alla Carriera che De Hadeln ha lasciato in sospeso, dopo il riconoscimento per De Laurentis?   L'aria del Lido, del resto, accoglierà molte altre stelle. Banderas e Salma Hayek per Once Upon a Time in Mexico di Rodriguez e Nicolas Cage che presenterà Matchstick Men vista l'assenza di Ridley Scott. E se non sono stelle, forse lo saranno. Tante le promesse scelte nei Lungometraggi-non fiction, nei Mediometraggi e nei Cortometraggi dei Nuovi Territori. Inutile accennare a casi speciali. Anche se un cenno sembra scontato per Corrado Guzzanti, regista di Fascisti su Marte e per Oliver Stone, che con Persona non grata porta ('spiritualmente' è ovvio) a Venezia nientemeno che Yasser Arafat.   143 titoli di cui 86 lungometraggi. Ancora buio sulla giuria e sul film di chiusura. Quel che si sa è che s'inizia il 27. Che Bergman non ci sarà perché insoddisfatto del passaggio da digitale a pellicola (e molto arrabbiato per chi lo aveva consigliato in tal senso). Che aggiustamenti e cambi dell'ultimo momento sono sempre possibili. Che il nostro cinema è più vivo (e 'impegnato') di quanto si sia ormai abituati a pensare. Che le polemiche non mancheranno. E che neppure delusioni, amarezze, entusiasmi e sorprese mancheranno. È il festival del cinema, del resto. Per i suoi sessant'anni. Un mese ancora. Ne sentiremo parecchie, nel frattempo.