“Ho mostrato il film al mio amico Peter Jackson e lo ha adorato!” – Queste le parole di Andy Serkis, attore britannico che al cinema abbiamo conosciuto soprattutto in formato digitale: è stato Gollum nella trilogia de “Il Signore degli Anelli” (e lo ritroveremo anche in “The Hobbit”) ed è stato anche Kong in “King Kong”). Adesso eccolo in carne ed ossa sul grande schermo, pronto ad offrirci la performance più intensa della sua carriera nei panni di Ian Dury, musicista della mitica era dei Seventies in Gran Bretagna.
S’intitola “Sex & Drugs & Rock & Roll” (così si chiamava la più celebre canzone di Dury) e non è il solito biopic su un musicista sbandato ma geniale. È piuttosto un viaggio nella mente di Dury, un film che segue i suoi pensieri e i suoi sentimenti: le intense performance sul palcoscenico, l’amore per le due donne della sua vita, quello per i suoi figli. Tutti rapporti tormentati, perché – ammettiamolo pure – le menti più geniali sono sempre quelle più irrequiete!
“I produttori pensavano che gli avremmo offerto un nuovo film alla ‘Control’ – ci racconta lo sceneggiatore Paul Viragh, socio di Serkis – Hanno esitato tanto, anche perché Ian Dury non era affatto un tipo simpatico. Chiedete a Andy che l’ha conosciuto per davvero!”. La leggenda vuole che Serkis abbia recitato con Dury in un film e che i due siano andati insieme al ristorante cinese: Dury ci mise pochi minuti ad aggredire verbalmente chiunque gli capitasse a tiro e finì per scatenare una rissa. “Sapeva essere un vero bastardo – continua Viragh – Ma, ammettiamolo, tutti i grandi personaggi non sono simpatici. Citizen Kane, i protagonisti di ‘Quei bravi ragazzi’, loro non sono simpatici, però li adoriamo!”.
Secondo Viragh: “Ian è stato un vero genio: non sapeva cantare bene, però riusciva a scrivere testi adattandoli alla sua personalità carismatica. Era molto più che un musicista, era un performer, un racconta storie”. La pellicola è diretta da Mat Whitecross, già co-autore (insieme a Michael Winterbottom) di “The Road To Guantanamo”. Nelle parole dello sceneggiatore siamo davanti al nuovo grande talento britannico. “Ho lavorato con Matt in ‘24 Hour Party People’ dove lui faceva il runner sul set – racconta Serkis – Inizialmente cercavamo un regista che avesse conosciuto quella realtà in prima persona. Ma alla fine è stato fantastico lavorare con un giovane che ha applicato una prospettiva piena di freschezza. Matt riesce a raccontare una storia nel modo migliore e ha una mappa di tutto a livello visivo”.
Il film è interpretato anche da Olivia Williams (“Il sesto senso” e “L’uomo nell’ombra”) e Naomie Harris (“28 giorni dopo”), nei rispettivi panni di moglie e nuova fidanzata di Dury: “Abbiamo coperto un determinato periodo della vita di Ian Dury – continua Viragh – Vedrete in scena approssimativamente sette anni della sua vita. Denise, il personaggio di Naomie, è stata la catalizzatrice del suo talento. Lei era la sua musa. D’altra parte Betty era la donna della sua vita, la madre dei suoi figli”.
Nei panni del padre di Dury il sempre grande Ray Winstone che insegna al figlio (colpito dalla poliomelite a otto anni) a tirare di boxe: “La prima scena che ho girato era quella in cui stavo di fronte alla bara di mio padre – racconta Serkis - È stata la cosa più difficile, perché era il momento di massima vulnerabilità del personaggio. Lui adorava suo padre anche se quello era sempre assente”. Per l’occasione Serkis è salito sul palco a cantare le canzoni di Dury, affiancato dai veri Blockheads: “Andy ha già cantato a teatro in ‘Cabaret’ – conclude Viragh – Sin dall’inizio sapevamo che sarebbe stato lui a cantare. A quel punto abbiamo parlato con i Blockheads. Ed è stato fantastico avere il loro supporto”.
“Sex & Drugs & Rock & Roll” non ha attualmente un distributore sul mercato italiano. Ci auguriamo davvero di poterlo rivedere sui nostri schermi.
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Anteprima: Sex & Drugs & Rock & Roll
Il film interpretato da Andy Serkis è un atto d'amore verso Ian Dury, realizzato col supporto della famiglia del musicista e dei suoi colleghi, i Blockheads.
24.02.2010 - Autore: Pierpaolo Festa, nostro inviato al Festival di Berlino