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A Dangerous Method - La recensione da Venezia 68

Interessante ma non memorabile, il nuovo film di David Cronenberg esplora la guerra di pensiero tra Freud e Jung, non attraversando mai fino in fondo l'anima dei suoi protagonisti

A Dangerous Method - Keira Knightley e Michael Fassbender

03.09.2011 - Autore: Pierpaolo Festa, nostro inviato al Festival di Venezia
Alla fine della proiezione di “A Dangerous Method” si ha la sensazione di aver assistito a un film, sì interessante e ben recitato, ma anche abbastanza piatto a livello visivo e poco capace di osare. L’uomo dietro la macchina da presa è quello che ha trasformato Christopher Walken in un sensitivo, Jude Law in una console vivente, Jeff Goldblum in una mosca umana e naturalmente Viggo Mortensen in padre di famiglia e serial killer. Eppure, nel trattare la disputa di pensiero tra Freud e Jung, adattata da Christopher Hampton e basata sul suo play “The Talking Cure”, David Cronenberg inserisce il pilota automatico per gran parte del film, quasi rimanesse anche lui a guardare i suoi personaggi da lontano. Costruendo immagini patinate che non avvolgono lo spettatore, il regista apre le menti dei due geni della psicoanalisi, ma nel farlo non ci mette il cuore.

È così che si assiste a un ibrido tra un biopic statico e una pièce capace di mostrare un po’ di ironia nei confronti del transfert, soprattutto nell'indicare quanto i pazienti e i loro “curatori parlanti” possano trovarsi sullo stesso piano (il personaggio di Sabina Spielrein, interpretato da Keira Knightley, ne è l’esempio perfetto). Non basta per realizzare una pellicola indimenticabile, sebbene non manchino scene memorabili e interessanti spunti di storia, come l’intera parte incentrata sulla corrispondenza epistolare tra i protagonisti. Nel restare troppo legato alla cronaca, Cronenberg tiene a bada la sua capacità di immaginare.

Di tanto in tanto il ritmo viene rilanciato, specialmente con l’ingresso in scena del perfetto Vincent Cassel nei panni del totalmente folle Otto Gross, la cui passione è quella di portarsi a letto le pazienti. Il bravo Viggo è più tranquillo del solito nei panni di Freud, Keira è la più scatenata e Michael Fassbender si conferma comunque una delle scoperte più interessanti degli ultimi anni. Alla fine non c’è traccia di delusione, piuttosto di un’opera non troppo personale che potrebbe rappresentare il punto più alto d’incontro tra Cronenberg e il grande pubblico, con una regia di sottrazione schiava dello stampo teatrale della sceneggiatura e tenuta troppo a bada nella sua esplorazione (soltanto verbosa) della violenza psicologica e sessuale.

"A Dangerous Method" arriverà nei cinema dal 30 settembre, distribuito dalla BIM 


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