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George Raft

DATA DI NASCITA: 13/12/1901
LUOGO DI NASCITA: New York

DATA DI MORTE: 24/11/1980
Nato in una famiglia numerosa di umilissime origini, Raft crebbe a New York nel quartiere di Hell's Kitchen e fu inizialmente ballerino[1] ma anche pugile, sport praticato anche da molti altri divi del cinema americano dell'epoca e che contribuì a segnargli il volto da duro. La sua gioventù fu caratterizzata da un comportamento spregiudicato e da alcune amicizie "imbarazzanti" che egli mantenne anche quando giunse al culmine della carriera.

Dalle sale da ballo, Raft riuscì a farsi strada fino a Broadway ed esordì nel cinema nel 1929 con Queen of the Night Clubs[1], ma la sua grande stagione si aprì con l'avvento del sonoro e, soprattutto, con gli anni d'oro del cinema poliziesco e del gangster-movie, che trovarono linfa dai fatti di cronaca che scuotevano l'America ai tempi del proibizionismo. Prima fu al fianco di Eddie Cantor nella commedia Il re dei chiromanti (1931) ma si mise poi in luce in Quick Millions (1931), nel quale indossò i panni di un gangster della banda di Spencer Tracy, in Scarface (1932), dove interpretò Guino Rinaldo, l'azzimato teppista che si esibisce nel lancio della monetina, accanto a Paul Muni e Ann Dvorak.

Grazie al successo di Scarface, Raft girò in rapida sequenza un film dopo l'altro, tra cui Night After Night (1932), in cui è un ex pugile arricchito, proprietario di un lussuoso locale notturno, che tenta di elevarsi socialmente. Il film segnò l'esordio nel cinema di Mae West, che Raft conosceva dai tempi in cui aveva debuttato come ballerino professionista di tango e collaboratore di noti gangster di New York[2]. Tra le altre interpretazioni di Raft, sono da ricordare quelle nella commedia Se avessi un milione (1932), nel romantico Bolero (1934), nel ruolo di un seducente ballerino accanto a Carole Lombard, The Glass Key (1935), Anime sul mare (1937), Morire all'alba (1939), in cui fu un anomalo gangster vessato dal destino[3], e Fulminati (1941).

Nel ruolo del gangster che si redime o dell'investigatore privato dai modi dubbi fu sicuramente uno dei divi per eccellenza, se non pari, sicuramente secondo solamente a James Cagney (che pare abbia contribuito a salvare da un attentato mafioso in virtù delle sue dubbie amicizie)[senza fonte].

Dopo il grande successo di Strada maestra (1940), dove ebbe il titolo di testa a scapito di Humphrey Bogart, rifiutò di accettare la parte di protagonista in Il mistero del falco (1941) e successivamente in La fiamma del peccato (1944). Questi atteggiamenti sussiegosi di Raft, allora fra i grandi divi della Warner Bros, vennero ritenuti un grave errore anche perché contribuirono a consacrare Bogart e Fred MacMurray mentre Raft, che si avvicinava ai cinquant'anni d'età, iniziò a ricevere proposte come attore non protagonista, insidiato nel ruolo di duro anche dal ben più giovane Alan Ladd. Tutto ciò non deve stupire perché George Raft era all'epoca molto più famoso di Bogey e MacMurray e quindi il suo carattere altero e sprezzante lo condizionò professionalmente, e i suoi colpi di testa risultarono sicuramente determinanti per l'inizio del suo declino.

Recitò ancora da protagonista in un ottimo noir, I morti non parlano (1949), e in film in cui interpretò eroi esemplari come Le spie (1943) e Notturno di sangue (1946), dove fu un investigatore osteggiato dalla società[3], ma, giunto all'apice della carriera, la sua vita privata e quella relazionale iniziarono a fare sempre maggiore notizia per i presunti legami con la malavita, risalenti ai tempi in cui faceva il ballerino nei locali di New York[1].

Negli anni cinquanta interpretò prevalentemente ruoli di contorno ed arrivò addirittura a parodiare se stesso nei suoi vecchi film, impersonando il gangster "Ghette" nella commedia A qualcuno piace caldo (1959) di Billy Wilder.
George Raft e Judy Canova nel 1979

Raft ebbe diversi problemi con la giustizia, il suo nightclub all'Avana venne chiuso dal regime di Fidel Castro e nel 1966, a causa dei suoi pericolosi legami con il mondo del crimine, le autorità gli impedirono di entrare in Gran Bretagna[1]. Per giustificare le cattive acque in cui si trovò durante gli anni della vecchiaia, egli dichiarò: "Una parte dei miei soldi l'ho persa al gioco, un'altra l'ho spesa con le donne e il resto, purtroppo, l'ho sprecato stupidamente".

Scrisse anche un'autobiografia, della quale fu costretto a vendere i diritti per i problemi economici che lo affliggevano, e dalla quale nel 1961 fu tratto il film Testa o croce, in cui Raft venne interpretato da Ray Danton. Nella fase finale della sua carriera lavorò in ruoli di caratterista, con un piccolo cameo in James Bond 007 - Casino Royale (1967) e in Sextette (1978), in cui ritrovò Mae West, e proponendo frequenti rivisitazioni dei suoi più vecchi e amati ruoli, come lo scaltro gangster del poliziesco Il detective con la faccia di Bogart (1980), che fu la sua ultima apparizione sullo schermo[3].

Raft morì per leucemia ad oltre 85 anni, esattamente due giorni dopo Mae West, di due anni più anziana. Vennero tumulati nello stesso cimitero di Los Angeles.

(wikipedia)