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Venezia: un'altra tragedia familiare italiana

E' il giorno di "Il papà di Giovanna", pellicola diretta da Pupi Avati ed interpretata da Silvio Orlando, Francesca Neri ed Ezio Greggio. Su tutti una straordinaria Alba Rohrwacher.

Il papà di Giovanna

31.08.2008 - Autore: P.Dolce
A Venezia è il giorno di "Il papà di Giovanna", secondo film italiano che partecipa al concorso ufficiale. La pellicola è diretta da Pupi Avati ed ambientata nella Bologna del 1938. Michele Casali (Silvio Orlando) è un professore di disegno nel liceo della città. La figlia, Giovanna (Alba Rohrwacher in un’incredibile performance), frequenta la stessa scuola. E’ bruttina, insicura, e ha un conflitto enorme con la madre Delia (Francesca Neri). La tragedia non tarderà ad arrivare, quando Giovanna uccide la sua migliore amica per gelosia. Dopo che la ragazza è stata giudicata inferma di mente e ricoverata in un manicomio, l’unico a restarle accanto sarà il padre mentre la madre prenderà le distanze rinnegando tutta la famiglia. Testimone della vicenda è l’ispettore di polizia Sergio Ghia (un inedito e sorprendente Ezio Greggio).

Pupi Avati - Regista

Signor Avati, cosa l’ha attratta di questa storia inquietante?
Se il film è inquietante è perché lo sono anche io. Posso dire che in questo film ho riversato tutto quello che so e che ho imparato sulla paternità. La vita mi ha risparmiato una tragedia così terrificante come quella che ha subito Michele, ma io sono padre di tre figlie. Questo mi ha permesso di capire che difficoltà si possono incontrare a crescere i figli. Quindi c’è moltissimo di me in questo padre.

L’amore del suo protagonista per la moglie non è ricambiato. Assistiamo anche ad un bellissimo monologo in cui Silvio Orlando rivela che sono 17 anni che attende l’amore della moglie...
E io lo confesso con tutta onestà: nei rapporti di coppia c’è sempre uno sbilanciamento, qualcuno che ama di più e qualcuno che ama un po’ di meno. Io, ad esempio, sono convinto di avere sempre amato mia moglie molto di più di quanto lei mi abbia mai amato. Sono ancora alla ricerca della comprensione dell’amore e, a quasi 70 anni, sono ancora immaturo rispetto all’amore. Credo che sia perché sono nato nel 1938 e sono cresciuto con l’idea che le donne siano delle creature misteriose, creature che non ho avuto la possibilità di conoscere. Ma poi te le ritrovi mogli. Quelli della mia generazione sono cresciuti con questa mentalità ed è difficile cambiare una credenza così radicata dentro di te. Ecco perché parlo sempre e tanto di amore nei miei film. Perché sto ancora cercando di capire.

Silvio Orlando - Michele

Orlando ci parli della difficoltà del ruolo di questo padre…
Vi dirò… è uno dei lavori più semplici che abbia mai realizzato, perché nasce da un copione solido. Si tratta della mia prima volta con Pupi Avati, ma vi confesso che mi sono sentito come se avessi già frequentato il suo cinema. Come Moretti, Avati ama avere il controllo totale sul set e nulla gli sfugge. Forse è ancora più maniacale: sono stato praticamente vittima di un sequestro, ma raramente mi sono divertito così. E poi il rapporto con Alba Rohrwacher è stato davvero speciale. Io non ho figli ma in un attimo siamo diventati veramente padre e figlia e il tutto ha funzionato benissimo.

Alba Rohrwacher – Giovanna

Ci parli della preparazione al ruolo di Giovanna e del suo lavoro sul set con Silvio Orlando…
Pupi sapeva esattamente come voleva che rendessi Giovanna, ce l’aveva tutta dentro la sua testa e mi diceva cosa dovevo fare. Mi bastava solo ascoltare Silvio Orlando per riuscire a rendere emotivamente quello che Pupi voleva. Sul set mi sono sentita molto fortunata e protetta da questo straordinario gruppo di attori.

Ezio Greggio – Sergio Ghia

Signor Greggio, ci racconti in dettaglio questa sua prima esperienza in un ruolo drammatico…
Come sapete benissimo tutti, io vengo dalla commedia e dalla tv. Quindi è un onore e un piacere per me avere avuto la possibilità di interpretare questo ruolo drammatico. Sono un attore e questo vuol dire che devo saper essere versatile: se mi si offre una storia di questa intensità, l’unica cosa che posso fare è impegnarmi al massimo e sperare di essere riuscito nell’impresa. Mi sono tolto i miei abiti da comico e mi sono calato nel ruolo. Aiutato tantissimo dal copione e soprattutto da questo cast eccezionale, perché avere a che fare con dei professionisti di questo calibro rende tutto più semplice. Se Pupi Avati mi rivuole ancora, io torno subito a lavorare con lui. È stata lui la ragione per la quale ho voluto interpretare il film.
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