In un futuro prossimo in cui l’umanità è terrorizzata dal pericolo del
contagio tramite il sangue, una nuova razza di guerrieri si è
sviluppata: sono gli emofagi, sorta di vampiri che si battono contro la
tirannia degli umani, che hanno nel vicecardinale Daxus (Nick Chinlund) il loro capo spirituale e politico. La più spietata e feroce combattente è la bella Violet (Milla Jovovich),
a cui viene assegnata la missione più difficile: rubare dal quartiere
generale degli umani una misteriosa arma letale, in grado di sterminare
i pochissimo tempo tutti gli emofagi. Portato a termine il suo compito,
Violet si accorge però che l’arma è solamente un bambino, Sei (Cameron Bright),
piccolo clone che ha propri nel sangue dei geni capaci di sovvertire
l’equilibrio tra umani e vampiri. Contravvenendo agli ordini ricevuti,
Violet nasconde il bambino in cerca di una soluzione che non comporti
il sacrificio estremo…
Quando abbiamo saputo che quest’ennesimo action-horror-fantasy era diretto da Kurt Wimmer,
dobbiamo confessare che l’interesse per la pellicola è decisamente
aumentato: quattro anni fa infatti lo stesso regista ci aveva regalato
un piccolo gioiello nascosto, “Equilibrium”
(id., 2002), parabola futuristica che mescolava con audacia e notevoli
soluzioni stilistiche la poetica di Orwell e l’azione alla fratelli
Wachowski. Quel lungometraggio, interpretato da Christian Bale, Sean
Bean, Emily Watson e William Fichtner, si era rivelato una delle opere
più interessanti della stagione.
Purtroppo con questo disordinato “Ultraviolet”
Wimmer non ripete del tutto l’equilibrata alchimia del precedente
lavoro: il merito della disorganizzazione a livello narrativo sembra da
attribuire in egual misura ad una sceneggiatura scontata e ad un
montaggio troppo attento al ritmo del genere, ma che perde poi di vista
linearità del racconto ed attenzione ai personaggi principali. Anche la
regia predilige un tipo di messa in scena smaccatamente “falso” e
posticcio – tutto il contrario della rarefazione realistica presente in
“Equilibrium” -, per cui in alcune scene “Ultraviolet”sembra
un vero e proprio videogioco. Del film però dobbiamo anche segnalare
almeno due o tre scene d’azione costruite con intelligente senso della
composizione cromatica ed un deciso gusto figurativo. E poi c’è Milla,
sinuosa e affascinante sirena che si muove per tutto il film con
cadenze feline ed un magnetismo inusitato: solo per poterla ammirare si
dovrebbe pagare per vedere questo film!
Rispetto a quanto fatto vedere in precedenza Kurt Wimmer
compie un evidente passo indietro, realizzando una pellicola confusa a
livello narrativo e piuttosto scontata nella messa in scena. A parte un
paio di guizzi di buona regia e qualche trovata a livello puramente
visivo, “Ultraviolet”
possiede davvero poche armi per interessare lo spettatore. Speriamo che
nel prossimo film il regista ritrovi la vena che gli avevamo visto
possedere.


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Ultraviolet
Dal regista di "Equilibrium" ecco arrivare un action-horror-fantasy dove Milla Jovovich combatte contro dei vampiri del futuro

19.05.2009 - Autore: Adriano Ercolani