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The Fast and the Furious: Tokio Drift

La terza puntanta delle corse automobilistiche clandestine si sposta a Tokio dove il giovane e promettente Lucas Black sfiderà il nipote del boss della yakuza...

Fast And Furious 3

19.05.2009 - Autore: Adriano Ercolani
Dopo aver creato un’enorme quantità di problemi alla madre a causa della sua passione per le corse automobilistiche clandestine, il giovane Sean (Lucas Black) viene spedito dal padre a Tokio, dove l’uomo sta prestando servizio come ufficiale dell’esercito. Immediatamente il ragazzo riesce ad intrufolarsi nel mondo delle corse della città, dove il dominatore incontrastato è D.K (Brian Tee), nipote di un potente boss degli yakuza. Dopo un primo, disastroso duello a colpi di velocità, Sean viene preso sotto la protezione dell’uomo d’affari Han (Sung Kang), che inizia ad addestrarlo sul drifting, lo spericolato modo di correre a Tokio. Il motivo per cui Sean è così ansioso di battere D.K. è anche quello di conquistare il cuore della bella Neela (Nathalie Keller), che al momento è la donna del boss. Tra corse spericolate per le vie affollate della metropoli si consumerà il duello tra i due contendenti.

Ci sono tutta una serie di pellicole (soprattutto quelle di genere) da cui proprio non ti aspetti nulla, quindi se dopo la proiezione non esci infuriato già hai fatto un gran passo in avanti nel considerarle con un  minimo di benevolenza. Questo è senza dubbio il caso di “The Fast and the Furious: Tokio Drift”: dopo l’appena accettabile primo episodio diretto da Rob Cohen e il mediocre secondo firmato John Singleton, sinceramente attendere qualcosa di decente da Justin Lin non era nelle mie previsioni. Ed invece il film si lascia seguire nella sua lineare e quasi ingenua superficialità, pur relegando sceneggiatura e costruzione dei personaggi nella categoria degli accessori invece che in quella delle cose indispensabili alla riuscita di un lungometraggio. 

A parte la scontata mancanza di idee a livello narrativo, il film possiede però anche alcune discrete qualità, prima tra tutte quella di un’ambientazione originale e ben sfruttata a livello cromatico; per il resto, le corse in auto sono piuttosto spettacolari ed il protagonista Lucas Black – che avevamo già notato nel sottovalutato e prezioso “Jarhead” (id., 2005) di Sam Mendes – è simpatico e guascone al punto giusto.

Classico esempio di lungometraggio “usa e getta” per una serata tutta adrenalina e nessun altro tipo di pensieri, “The Fast and the Furious: Tokio Drift” non è comunque un prodotto completamente da cancellare, in quanto dotato di una sua sufficiente originalità visiva, e capace soprattutto di intrattenere lo spettatore per l’ora e quaranta di proiezione. Ad un prodotto di consumo ideato e realizzato per quest’unico scopo di certo non è lecito chiedere di più, e tanto deve bastare.

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