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The Constant Gardner

Il nuovo attesissimo film di Meirelles (City of God) dopo esser stato presentato a Venezia esce nelle sale italiane. Intrighi amorosi e politici da un romanzo di Le Carrè

The Constant Gardener

19.05.2009 - Autore: Giulia Villoresi
Una storia d’amore “retrospettiva”, come la definisce Ralph Fiennes, parlando del film che lo vede protagonista insieme a Rachel Weisz.  Ma The Constant Gardner è molto di più. È un attacco frontale alle cause farmaceutiche, è un racconto sull’amore, sulla povertà ma anche sulla bellezza della terra d’Africa e sulla forza della sua gente.
Ciò che ha convinto Fernando Meirelles a dirigere il film, oltre alla possibilità di affrontare uno dei settori economici più loschi al mondo, è stata la possibilità di girare in Kenya. E questa possibilità Meirelles non l’ha sprecata, lasciando il pubblico muto di fronte alla bellezza e all’eloquenza di molte immagini.

Justin Quayle (Ralph Fiennes) è un diplomatico inglese la cui moglie viene brutalmente assassinata in Africa. Dietro alla morte di Tessa (Rachel Weisz) c’è la sua temeraria sfida alle case farmaceutiche che sperimentano farmaci su gente inconsapevole, vittima della povertà e della disperazione.
L’amore di Justin è “retrospettivo” perché lo vediamo crescere disperatamente dopo la morte della moglie. Una volta persa Tessa, Justin decide di seguire le sue orme, di andare in fondo e di amarla ancora di più, ancora più profondamente, capendo il motore e le ragioni della sua battaglia.
Lui è il Giardiniere Tenace, e la sua dedizione per le piante, insieme alla tenace ricerca per la verità, appaiono congiunte in una sorta di missione interiore, per niente cinematografica, un fuoco sacro che Fiennes (candidato all’Oscar ben due volte) rende meravigliosamente bene con quello sguardo doloroso ma sempre quieto, distaccato, paziente come quello di un giardiniere.  

Il primo film di Fernando Meirelles, City of God, era una grande prova di cinema. Adattando il romanzo di Le Carrè, il regista brasiliano ha confermato le sua sensibilità e la sua bravura ma senza quel tocco di magia e di potenza espressiva che in molti si auguravano. Forse anche perché c’è una profonda differenza tra un film disperatamente voluto e un film che si accetta di dirigere.
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