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Non solo smorfie per Carrey

La critica lo additava come la brutta copia di Jerry Lewis, ma Jim Carrey ha saputo redimersi con due Golden Globe e si prepara al successo del suo nuovo film.

Jim Carrey

12.04.2007 - Autore: Giulia Villoresi
L\'infanzia turbolenta, una lunga e a volte scoraggiante gavetta, non hanno saputo privarlo della voglia di scherzare. La voglia di fare il buffone, qualcuno direbbe. Ma di qualsiasi voglia si parli, per Jim Carrey è stata una rampa di lancio. James Eugene Carrey, questo il nome per esteso, è nato a New Market, nell\'Ontario (Canada) nel gennaio del 1962. La sua adolescenza viene segnata dall\'improvviso tracollo economico della famiglia, che lo rende ancora più irrequieto e ribelle di quanto già non fosse. A sedici anni lascia la scuola e inizia a lavorare nei club di Las Vegas e di Los Angeles come imitatore e cabarettista. I suoi pezzi forti sono Jimmy Stewart e Henry Fonda. Il suo talento è talmente versatile da consentirgli qualsiasi imitazione con la sola mimica facciale. Dopo una serie poco felice di film, tra i quali l\' unico degno di nota è \"Peggy Sue si è sposata\" di Francis Ford Coppola (nel quale Carrey però ha una parte del tutto marginale) finalmente arriva il primo successo. Nel 1990 si guadagna infatti la benevolenza del pubblico la serie televisiva \"In living color\" nella quale Jim Carrey è l\'unico bianco in un cast di soli attori di colore. L\'umorismo demenziale e le facce buffe lo trascinano finalmente in quello che sarà il suo primo trionfo cinematografico, un trionfo però che lo incatenerà per anni ad un personaggio dei cartoon. Esce nel 1994 \"The Mask\" di Chuck Russell, con una ancora giovanissima Cameron Diaz. Nel film Carrey è Stanley, che da grigio e impacciato bancario diventa un seducente avventuriero grazie ad un\'antica maschera trovata in un\'auto. Il film offre l\'opportunità all\'attore di misurarsi con le sue mille facce di gomma, delle quali sarà prodigo in molti altri dei film che seguiranno. Sempre nel \'94 gira \"Ace Ventura- Acchiappanimali\" di Tom Shadyac e comincia così a sbancare i botteghini. Seguiranno un altro \"Ace Ventura\" questa volta in \"Missione Africa\" e poi film demenziali come \"Scemo e più Scemo\" dei fratelli Farrelly o come \"Il Rompiscatole\" di Ben Stiller che nel \'96 riscuote l\'approvazione di tutti gli amanti del genere. La critica non lo vede di buon occhio. Jim Carrey è considerato un incapace, buono solo a fare la brutta copia di Jerry Lewis. Dovranno aspettare il 1998 per ricredersi. La redenzione di Carrey giunge inaspettata in \"The Truman Show\" di Peter Weir che gli vale anche un Golden Globe. Il secondo Golden Globe arriva un anno dopo, nel \'99, con \"Man on the Moon\" di Milos Forman nel quale Carrey è lo scomparso Andy Kauffman, uno dei presentatori più innovativi ed abili che la televisione ricordi. Ogni tanto Jim torna sui suoi passi macchiettistici, con film come \"Io, me e Irene\" dei fedelissimi al genere fratelli Farrelly. Sul set conosce Renèe Zellweger con la quale avrà una lunga relazione. Nel 2000 interpreta \"il Grinch\" di Ron Howard mentre nel 2001 Frank Darabont lo vuole in \"The Majestic\" nel quale Carrey è uno sceneggiatore di successo la cui brillante carriera viene incrinata da un\'accusa inaspettata che gli fa perdere il lavoro, la fiducia di Hollywood e l\'amore della fidanzata. Dopo \"Una settimana da Dio\", ennesimo film buffonesco di Tom Shadyac, ha finito ora di girare \"Eternal Sunshine\", diretto da Michel Gondry (titolo originale: Eternal Sunshine of a Spotless Mind) nel quale Carrey è Joel Barish, un uomo che abbandonato dalla sua fidanzata, Clementine, (interpretata da Kate Winslet) scopre che lei si è sottoposta ad un esperimento psichiatrico per cancellarne la memoria dal suo cervello. Joel vorrà fare altrettanto ma dovrà rendersi conto che non basta eliminare qualcuno dal proprio cervello se il ricordo rimane vivo nel cuore. L\'attore ha dichiarato recentemente al quotidiano \"The Sun\" che questo film sarà una lettera d\'amore per ogni sua ex-fidanzata. Ha ammesso di essere anche lui tormentato, come il personaggio che interpreta, dal ricordo dei suoi amori falliti, tra cui due matrimoni e la relazione con la Zelwegger. Un film dunque che riapre vecchie ferite, dice Carrey, che racconta le sue pene d\'amore come di estenuanti battaglie per sopravvivere al ricordo e per cancellarlo. Forse un giorno riusciremo anche noi a cancellare alcuni suoi film dalla memoria e potremo finalmente apprezzare, senza remore, il Carrey attore dimenticandoci delle sue boccacce.