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Movie Style: Robert Downey Jr.

Dal Paradiso all'Inferno + ritorno: epopea di una vita vissuta (molto) pericolosamente.

Robert Downey Jr.

26.04.2010 - Autore: Ilaria Mainardi
Robert è il Re Mida di Hollywood, quello che tocca diventa d’oro. Dal successo planetario di “Iron Man” al trionfo del franchise “Sherlock Holmes”, dove interpreta con disinvolta ironia e sensualità da vendere il leggendario investigatore del titolo, l’attore, cresciuto al Greenwich Village, pare non sbagliare più un colpo.

Robert Downey Jr.

Non sembrava fosse questo il suo destino negli anni Novanta, quando, fra abuso di sostanze stupefacenti e arresti per possesso illegale di armi da fuoco o violazioni varie, la carriera di Downey Jr. - un passato da studente di balletto classico alla Perry House School di Chelsea - pareva irrimediabilmente avviata verso il vicolo cieco del cinema di serie B. Ma non poteva andare in questo modo e Robert ci credeva davvero: “Sapevo che la mia carriera sarebbe andata molto meglio di quanto la maggior parte delle persone avesse mai pensato. Non lo dico per narcisismo: a guidarmi è sempre stato l’ottimismo. Un ottimismo assolutamente irrazionale”. A noi, lo confessiamo, l’outsider che volle farsi re, è sempre piaciuto un sacco, fin dai tempi della performance in “Charlot”, dove è impressionante la capacità mimetica di Robert nell’assumere sembianze ed atteggiamenti del celebre regista/attore di “Tempi moderni”, tratteggiato in tutta la sua lunga esistenza. Dell’intenso lavoro nel biopic diretto da Richard Attenborough, l’attore ricorda: “Interpretare questo film è stato davvero faticoso e mi è costato sangue, sudore e lacrime, ma se potessi fare tutto da capo, lavorerei allo stesso modo”.

Robert Downey Jr.

Anche la spocchiosa critica inglese non poté fare a meno, in quell’occasione, di inchinarsi di fronte al genio. In seguito gli anni bui, lo abbiamo detto, e la resurrezione graduale per merito di un fiuto non comune e di un talento che è forse il più cristallino in circolazione, paragonabile solo a quello del meno tecnico ed altrettanto efficace Johnny Depp. “Più alta è la posta in gioco, più sono contento, migliore sarà il mio lavoro”, non si scompone Rob che si identifica con il suo eroe, Paperino, “sfigato ma capace di sopravvivere sempre”. Fatto sta che la sua carriera d’attore è costellata di partecipazioni folgoranti come quella nel ruolo di Rivers nel Riccardo III” di Loncraine, a fianco del gigante Ian McKellen, e di interpretazioni più leggere, ma non meno ispirate. Il provino-per-caso che dà via al curioso giallo “Kiss Kiss Bang Bang” è da annali di storia della recitazione così come il travestimento divertente e divertito messo in atto per “Tropic Thunder” di Ben Stiller. In mezzo, un’altalena di piccole chicche festivaliere, il bellissimo “Guida per riconoscere i tuoi santi” in testa, di intense prove attoriali come quella in “In Dreams” di Neil Jordan e di rumorosi prodotti mainstream, realizzati per sbancare il botteghino, ma all’interno dei quali la sua performance conserva delicatezza e fascino.

Robert Downey Jr. con la moglie Susan

Questo è avvenuto quando gli hanno chiesto di calarsi nei panni di Tony Stark , eccentrico e geniale miliardario, alter-ego del supereroe Marvel,  Iron Man, di cui a giorni ammireremo la seconda avventura in “Iron Man 2”, diretto ancora da Jon Favreau. Lontanissimo dal cliché dell’eroe granitico, Downey gioca con raffinato humor e ci regala un personaggio tutt’altro che monodimensionale. “Essenzialmente 'Iron Man 2' è uno sguardo dietro l’armatura di un supereroe. Una cosa è dire che sei Iron Man, un’altra essere pronti ad esserlo davvero”, racconta.

Robert Downey Jr.

Uomo bellissimo e fragile, artista poliedrico (incide anche un album, “The Futurist”) e molto poco interessato a rispecchiare stereotipi divistici, Robert si schernisce: “Non so quasi niente di recitazione. Sono solo un ciarlatano al quale è stato fatto un regalo incredibile”. Non c’è che dire, uno splendido bugiardo

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