Regia di Luca Guadagnino;
con Maria Valverde, Fabrizia Sacchi, Primo Reggiani, Elio Germano, Geraldine Chaplin
La quindicenne Melissa (Maria Valverde)
si trova in un periodo di confusione e di cambiamento: la scoperta
della propria sessualità, l’istinto di ribellione nei confronti della
madre Daria (Fabrizia Sacchi)
che non la comprende, il confronto spietato con un mondo adolescenziale
che prima di tutto sembra ricercare il piacere invece dei sentimenti.
Il disequilibrio che pervade la vita di Melissa ben presto la travolge:
soprattutto l’amore non corrisposto per Daniele (Primo Reggiani)
che la usa invece come puro oggetto sessuale spinge la ragazza ad un
comportamento sempre più ambiguo, volto alla ricerca di sensazioni
forti e soprattutto sostitutive dell’affetto che sente mancarle
intorno. Trascinando se stessa in un vortice in cui sperimentare tutta
la propria fisicità, Melissa verrà a contatto con una serie di
personaggi più o meno ambigui che la porteranno a dover fare i conti
con i suoi più intimi desideri.
Partiamo immediatamente con una precisazione: non abbiamo letto il
tanto acclamato romanzo da cui è stato tratto il film, per cui non
possiamo giudicare se il ”caso” letterario che è stato montato sia
stato più o meno giustificato. Dobbiamo affermare però, dopo aver visto
questa incomprensibile trasposizione cinematografica – da cui però
l’autrice si è dissociata – che il sospetto di un sonoro “bluff” è più
che legittimo. Guadagnino ha girato un film che non possiede la minima
carica propositiva, e questo perché la confusione totale in cui
galleggia l’intera operazione non permette alcun discorso. Il regista,
tutto preso da un citazionismo “isterico” che non ha nulla a che fare
con la materia che sta trattando, tenta di barcamenarsi sopra una
sceneggiatura che delinea dei personaggi radicalmente incoerenti, o
peggio ancora retorici. Nel film poi vi è un’incoerente mescolanza di
stili visivi (dovuti soprattutto a scenografie e costumi
vagamente retrò) che inseriti in un’ambientazione mai precisa – non c’è
un totale, un esterno che chiarisca dove la storia ha luogo – ad un
certo punto arrivano ad irritare. In questo marasma era praticamente
impossibile che i giovani attori potessero “riempire” la vacuità dei
rispettivi ruoli con interpretazioni riuscite: ed ecco perciò sprecate
le potenzialità di attori come Maria Valverde, Elio Germano, Claudio Santamaria (la cui unica scena sembra penosamente tagliata).
Insomma, questo “Melissa P.”
sfiora in più occasioni il tragico appellativo di opera imbarazzante.
Quello che sembra mancare, all’inizio dell’operazione, è la ricerca di
un’omogeneità di fondo in cui inserire delle scelte drammatiche ed
estetiche bel delineate; qui invece tutto ha il fastidioso sapore
dell’improvvisato e del troppo pretenzioso, due aggettivi che accostati
quando si parla di produzioni cinematografiche possono provocare
disastri. Ed in questo caso lo hanno fatto…
NOTIZIE
Melissa P.
Delude a volte imbarazza la trasposizione cinematografica di "Melissa P.". Un film con poca anima dove l'unica luce viene fuori dalla recitazione degli attori Maria Valverde, Geraldine Chaplin ed Elio Germano
12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani