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Lena Dunham torna sul suo stupro, e risponde

Tante, forse troppe, polemiche dopo la pubblicazione del libro dell'attrice per alcuni racconti troppo espliciti

10.12.2014 - Autore: Mattia Pasquini
Siamo a cavallo tra la terza e la quarta stagione di Girls - la serie tv HBO della quale e' interprete, produttrice e ideatrice - e deve essere sembrato un buon momento a Lena Dunham per togliersi qualche sassolino dalle scarpe e chiarire ulteriormente la vicenda raccontata nel suo libro 'Non sono quel tipo di ragazza' (Sperling & Kupfer, 2014) relativamente al tentativo di stupro subito una decina di anni fa.

"Non sono cosi' naive da credere che la storia avrebbe incontrato empatia o scrosci di applausi, ma speravo che per la sua stessa natura sarebbe stata rispettata e che nessuno avrebbe cercato di riaprire quelle ferite.", scrive oggi su BuzzFeed la premiatissima attrice, "Sono stata attaccata online in modo violento e misogino e in molti hanno cercato di scoprire l'identita' del mio assalitore, nonostante i miei sinceri sforzi di proteggere l'informazione, e di dimostrare che io fossi una bugiarda o, peggio, una deviata io stessa. Hanno contattato la mia famiglia e i miei amici e mi hanno fatto sentire come se fossi da biasimare per quanto accaduto". "Non credo di meritare biasimo. Non credo che lo meriti nessuno di noi che sia stato stuprato o molestato", ha aggiunto la ventottenne artista.

In effetti in molti, all'uscita del suo libro, si sono concentrati sulle pagine piu' calde e personali del racconto cercandovi ambiguita' morbose, come nel caso della descrizione delle presunte molestie sessuali alla sorella minore messe a tacere con una serie di tweet che sottolineavano di aver "raccontato una storia su una strana ragazzina di sette anni", per quanto colorita. E cosi anche la violenza subita dallo studente repubblicano di nome Barry, suo collega al College-Conservatorio di Oberlin (Ohio), e' stata catalogata come sesso deludente e lei accusata di aver reso troppo riconoscibile - almeno a chi lo conoscesse - l'accusato, portandola a rischiare una causa miliardaria.

Eppure sembrava esser stata molto chiara in merito al fatto che il nome fosse del tutto inventato; come ha confermato lo stesso editore (che ha assicurato che il fatto verra' ulteriormente esplicitto nelle prossime edizioni del libro, a partire da quelle digitali), offrendosi di pagare le spese legali del Barry di Oberlin sentitosi chiamato in causa e invitandolo a devolvere i soldi raccolti online per la propria difesa a una organizzazione in favore delle vittime di violenza sessuale. Anche se l'interessato non sembra voler chiudere il suo GoFundMe fino a che non ricevera' delle scuse ufficiali da Ms. Dunham.

La quale, in qualche maniera, ha gia' indirettamente risposto dicendo: "In definitiva, non mi interessa cosa si scriva di me come singolo. Accetto di essere sotto l'occhio di tutti, ma semplicemente non permetto che la mia storia sia usata per sollevare dubbi su donne che siano state assalite fisicamente". E concludendo: "I sopravvissuti hanno il diritto di raccontare le loro storie, di riprendere il controllo. Non c'e' una maniera corretta di superare uno stupro e di essere una vittima. Quel di cui hanno piu' bisogno e' di essere  sostenuti… e tutti potete aiutarli dicendo 'Ti credo'".
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