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Il ritorno del re

Nella vita reale non assomiglia al suo Aragorn, il carismatico guerriero che a colpi di spada sconfigge il male: è un pacifista convinto. Non è neanche il classico divo di Hollywood e rifiuta l'etichetta di sex symbol.

Oceano di fuoco, Hidalgo

21.04.2004 - Autore: Maria Elena Capuano
Nella vita reale non assomiglia al suo Aragorn, il carismatico guerriero che a colpi di spada sconfigge il male: è un pacifista convinto. Non è neanche il classico divo di Hollywood e rifiuta l'etichetta di sex symbol. Piuttosto si definisce un uomo riservato, un solitario. Che ama la natura, la libertà e i cavalli. Proprio come F. T. Hopkins.   Nasce da madre danese e padre americano. Cresce a Manhattan, ma si sposta di continuo: Stati Uniti, Argentina, Danimarca. Trascorre alcuni anni in Venezuela. Studia recitazione a New York presso la scuola di Warren Robertson. Qualche anno dopo si trasferisce a Los Angeles dove comincia a girare quelle parti che lo porteranno al successo: da Witness Il testimone di Peter Weir a Carlitos's Way di Brian De Palma, Allarme Rosso di Tony Scott, a Ritratto di Signora di Jane Campion. Ma arriva al successo con Soldato Jane in cui è un integerrimo marine: per molti avrebbe rubato la scena a Demi Moore. Fino al remake di Delitto perfetto di Hitchcock diretto da Andrew Davis dove interpreta il pittore David Show. Per entrare nel personaggio pare abbia frequentato molti artisti fino ad arrivare a dipingere lui stesso i quadri e i murales che comparivano nel loft del film. E ora espone le sue opere in diverse gallerie americane.   Scrive anche poesie, è un apprezzato fotografo (ha realizzato copertine per compact disc e ha esposto i suoi lavori anche in Italia), suona mucica jazz e di recente ha anche fondato una casa editrice indipendente di arte, critica letteraria e poesia, la Perceval Press. Tra le varie cose ha anche un figlio, Henry, che lo ha accompagnato sulle scene della saga più famosa del cinema. Sì, perché inutile dire che Mortensen è il bellissimo e impavido re Aragorn, protagonista di scene epiche della trilogia diretta dal pluripremiato Peter Jackson. Quando il regista lo ha chiamato per affidargli la parte lui non sapeva neanche chi fosse Tolkien. Dopo le fatiche dei tre film dell'Anello, lo vedremo nei panni di Frank T. Hopkins, famoso cowboy e pony express specializzato in gare con il suo fidato destriero Hidalgo. Nel 1890 si reca in Arabia Saudita per partecipare ad un'ardita gara: Oceano di Fuoco, una 3000 miglia nel deserto tra dune, tempeste di sabbia, cavalli e cavallette. Un eroe a metà tra storia e leggenda. Dai numerosi libri che ha letto per studiare la parte ha appreso molto su Hopkins, su come allevava i cavalli, e come li allenava. Su come li trattava sempre con gentilezza. Ma non ha solo letto. Ha passato intere giornate presso riserve indiane dove ha ascoltato i capi tribù che raccontavano proprio di Hopkins, di quello che è stato tramandato dalla tradizione orale. E allora ha scoperto che verso di lui, anglosassone, avevano un atteggiamento di benevolenza, gli indiani sentivano addirittura una sorta di sentimento che li legava a lui, per l'affinità che aveva con i cavalli. E su questo Mortensen si è basato per costruire il "suo" Hopkins.   Un eroe un po' in fuga da se stesso che poi raggiunge una sorta di redenzione finale fatta di orgoglio e onore. Una vittoria, come quella del Signore degli Anelli. "Tutti gli eroi hanno un denominatore comune: quello di dire sempre la verità, grande o piccola che sia, bella o brutta, comoda o scomoda. La verità va sempre detta, anche se implica dei costi personali. È questo che io ammiro nei miei personaggi". Insomma, bello e giusto.