NOTIZIE

Good Night, And Good Luck

Il primo film presentato in concorso al Festival di Venezia è di George Clooney. Incursione scientifica e un pò nostalgica nel giornalismo di qualità, storia vera di Edward Murrow, che sfidò l'incontrollato potere maccartista

George Clooney - Goodnight and Good Luck

12.04.2007 - Autore: Giulia Villoresi
Se la sua opera prima, "Confessioni di una mente pericolosa", raccontava con allegria la televisione psichedelica e un pò depravata di Chuck Barris (autore, presentatore nonché agente segreto della CIA), quest’anno George Clooney approda al Lido con un accigliato film sulla televisione nei duri anni del maccartismo. Un monito, una dichiarazione, una pellicola in bianco e nero che possiede tutta l’austerità del documentario.

Non ci sono grandi somme dietro questa pellicola. Anzi, ce ne sono certe talmente piccole da far ridere: per George Clooney, sceneggiatore produttore regista e autore del soggetto, un dollaro di compenso per la sceneggiatura e il minimo sindacale come attore. Non è proprio una cifra hollywoodiana. "Good Night, and Good Luck" appare sempre più come una missione personale. Il film è un apostolato del libero giornalismo, un elogio al coraggio di Edward R. Murrow, conduttore della CBS durante le purghe del senatore McCarthy, che insieme alla sua redazione si oppose per primo al clima di isteria e anticostituzionalità suscitato dal terrore rosso.

David Strathairn interpreta Murrow. Mai un sorriso, molte sigarette, sguardo eternamente assorto. I tratti somatici sono proprio quelli di chi si immola per la verità. A volte un pò troppo.

Clooney è sempre bravo, mai sopra le righe, sempre spiritoso. E poi c’è il sorriso di Robert Downey Jr, la sulfurea Patricia Clarkson, tutti eroi amputati della loro vita personale per lasciare spazio ai fatti, al giornalismo combattente ed impegnato di quegli anni, che ha saputo risvegliare gli americani e ricordargli i loro famosi, inviolabili diritti. L’attacco al senatore McCarthy incoraggerà altri giornalisti, susciterà il consenso degli americani e infine porterà il Senato ad aprire un’indagine sul pericoloso Presidente di Comitato.

Le apparizioni di McCarthy sono tutti filmati di repertorio, la ricostruzione dei fatti è rigorosa, qualcuno ha detto pedissequa. In realtà il film di Clooney è un vero e proprio film sul giornalismo degli anni Cinquanta, così come ci si aspetta e ci si augura di vederlo. Uffici bicolori, fumo denso all’Humphrey Bogart, un’America d’interni come quella dei quadri di Hopper, il trionfo del Quarto Potere. Un film magnetico, serio, un pò nostalgico, che non lascerà alcun segno nella storia del cinema ma che forse indurrà a riflettere su alcuni temi, ad esempio sulla paura usata come arma di ritorsione, argomento quanto mai attuale.