NOTIZIE

Crash

Esordio alla regia di Paul Haggis, sceneggiatore per Clint Eastwood dell'ultimo "Million Dollar Baby" il film si presenta come un'interessante operazione corale

Crash

19.05.2009 - Autore: Adriano Ercolani
Id., Usa, 2005
Regia di Paul Haggis;
con Matt Dillon, Thandie Newton, Don Cheadle, Jennifer Esposito, Sandra Bullock, Ryan Phillippe

In una Los Angeles multi-etnica e pervasa da tensioni razziali più o meno striscianti, la vita di un gruppo di persone di vari ceti sociali si sfiora nell’arco di 36 ore. In un universo dominato dalla rabbia inespressa e dall’impossibilità di equilibrio, il destino porterà all’incontro/scontro esseri umani incapaci di comprendersi e di manifestare verso il prossimo la necessaria predisposizione all’ascolto, e soprattutto alla comprensione reciproca. Tra odio razziale, difesa della propria identità, ricerca di giustizia, al termine di questo breve lasso ti tempo l’esistenza di queste persone non sarà più la stessa… 

Esordio alla regia di Paul Haggis, sceneggiatore per Clint Eastwood dell’ultimo, meraviglioso “Million Dollar Baby” (id., 2004) e del prossimo “Flags of Our Fathers” (id., 2006), il film si presenta come un’interessante operazione corale, che parte in maniera del tutto sorprendente: la tensione neppure troppo smussata che racconta l’incipit delle storie, e che ci presenta i vari personaggi, si mostra attraverso un sentimento di intolleranza reciproca piuttosto ben delineato nella sua durezza. “Crash” mette in scena senza troppe sottigliezze la xenofobia imperante in una metropoli come Los Angeles, e non si cura di evitare caratterizzazioni negative troppo “forti”. Purtroppo questa buonissima idea di partenza non viene poi del tutto concretizzata, o almeno non nel senso che forse il film intendeva prendere: la denuncia socio-culturale dei problemi del centro urbano frana abbastanza repentinamente quando, con l’evolversi delle varie storie, i ruoli acquistano una schematicità che ne affievolisce l’incisività: il modello per cui le personificazioni all’inizio negative trovano una sorta di “redenzione spirituale”, e viceversa, è ripetuto con tale precisione da risultare alla fine smaccatamente retorico, soprattutto quando il “deus ex-machina” rappresentato dal fato si intromette con eccessiva solerzia.

Dove invece “Crash” possiede il suo punto di forza è nell’essere esplicitamente un melodramma sulla miseria umana e sulla rabbia inespressa: molte delle micro-storie che compongono la sceneggiatura funzionano nella loro sottigliezza, ed alcune scene di dialogo sono decisamente coinvolgenti. Attori di razza come Don Cheadle, Ryan Phillippe e Jennifer Esposito riescono poi a “riempire” i rispettivi ruoli con una sincera nota dolente.

Costruito piuttosto chiaramente sulla falsariga di un altro capolavoro di cinema intimista e corale come “Magnolia” (id., 1999) di Paul Thomas Anderson, questa pellicola lascia intravedere tutte le potenzialità espressive di un cineasta evidentemente portato alla costruzione di melodrammi a tinte forti, con personaggi intensi e dolorosi. Incisivo anche se un po’ scontato in alcuni passaggi, “Crash” si segnala come esordio interessante e desideroso di raccontare il disagio umano in maniera lucida e spietata. Aspettiamo curiosi i prossimi lavori di Haggis.