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Angel-A

Una contrastata Parigi in bianco e nero fa da sfondo a una storia d'amore che alterna sapientemente i toni del racconto. La tavolozza delle emozioni sostituisce degnamente quella dei

Angel-A

19.05.2009 - Autore: Claudio Moretti
Parigi è meravigliosa coma “La vita…” di Frank Capra. E lo si vede sin dall’inizio, quando Andrè è ormai sfinito dopo chilometri di fuga dai suoi strozzini. Decide di farla finita e scavalca il parapetto di un ponte sulla Senna pronto per gettarsi nel fiume. Solo a quel punto nota che un’avvenente ragazza ha appena fatto la stessa cosa. Andrè la segue e la salva dall’annegamento. In realtà è la ragazza ad aver salvato Andrè. E’ l’ennesimo angelo piovuto dal cielo dentro una pellicola cinematografia.

Andrè è un delinquentello che vive di espedienti per metter insieme il pranzo con la cena. Lo interpreta Jamel Debbouze, comico franco-marocchino già visto nel “Favoloso Mondo di Amelie” nei panni del fruttivendolo maltrattato dal suo padrone. Rie Rasmussen è la modella danese che incarna l’angelo capace di risollevare le sorti del povero Andrè.

Una contrastata Parigi in bianco e nero fa da sfondo a una storia d'amore che alterna sapientemente i toni del racconto. La tavolozza delle emozioni sostituisce degnamente quella dei colori. La scelta del bianco e nero è d’altronde, secondo Luc Besson, il modo più efficace per rendere l'atmosfera favolistica messa in gioco dal film e per richiamare l’attenzione dello spettatore sull’incontro di opposti.

La strana coppia vagabonda per la città scoprendo lentamente le proprie carte. Inevitabilmente si innamoreranno. D’altronde l’angelo della Rasmussen non è sceso in terra per farci diventare più buoni. E’ lei la tela su cui si dipinge una storia buffa, romantica e smaliziata. Un film piccolo e a due voci, realizzato in 9 settimane nella pausa della mega-produzione Arthur e i Minimei.

Angel-A è il nono film di Besson e resta allora solo un granello di sabbia nella clessidra che scandisce la sua carriera da regista. Il francese, infatti, ha dichiarato più volte di voler fare solo dieci film come director. L’ultimo è già in cantiere, il film d’animazione Arthur e i Minimei, in lavorazione da molto tempo. La scelta di limitare la sua produzione registica ha consentito a Luc Besson di evitare la sirene hollywoodiane: “Oggi posso guardare indietro ai miei dieci film esserne orgoglioso”.