Biennale Venezia 2013
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The Canyons – La nostra recensione

Venezia: Lindsay Lohan brilla in un thriller freddo e crudele, ma poco incisivo

The Canyons - James Deen, Lindsay Lohan

31.08.2013 - Autore: Marco Triolo
Qui il resoconto della conferenza stampa di The Canyons.

Scenari apocalittici di sale cinematografiche chiuse e in rovina, giovani senza direzione e morale che vivono come galleggiando su una bolla di sapone fatta di soldi e sesso promiscuo. Questa è la Hollywood di The Canyons, questa è la fine dell'era cinematografica secondo Paul Schrader e Bret Easton Ellis. Oltre ciò, purtroppo, poco altro.

The Canyons, film che il regista di American Gigolò ha girato in digitale, con pochissimi soldi e in pochissimo tempo, ha dalla sua il coraggio di produrre un film finanziato totalmente attraverso la rete, indipendente nel vero senso della parola. Un altro suo punto di forza è quello di essere stato realmente concepito per il video on demand, perché Schrader crede che il futuro della settima arte sia lo streaming legale in alta definizione, il multi-piattaforma, e che le sale siano ormai artefatti di un passato morto e sepolto.

La sceneggiatura porta la firma prestigiosa e controversa di Bret Easton Ellis, che i più conosceranno come autore di Meno di zero e American Psycho. Qui, Ellis mette ancora una volta al centro i suoi giovani ricchi e annoiati, nelle cui vite si insinua una violenza bieca e insensata, pronta a esplodere. Il fatto che Christian e Tara (James Deen e Lindsay Lohan), la coppia di protagonisti, lavorino nel mondo del cinema è solamente un caso, non c'è realmente commento sullo stato del cinema americano né la voglia di raccontare il degrado di Hollywood. Ellis e Schrader si focalizzano su una storia di gelosia e paranoia che resta molto intima, forse troppo. Qui sta il problema del film: le immagini dei cinema chiusi, con il loro portato metaforico, restano totalmente slegate da una storiella che non è poi così interessante e non lascia il segno. L'intenzione è quella di raccontare una storia di esseri umani freddi e distaccati, ma purtroppo lo stesso film finisce per perdere senso.

Di positivo c'è l'interpretazione della Lohan, sfatta, imbruttita e disperata per davvero, e proprio per questo ancora più efficace e credibile. Il pornodivo Deen, che molti decantavano come la vera rivelazione del film, fa il suo lavoro per bene e rende la freddezza del suo Christian (il cui nome è un omaggio al protagonista di Cinquanta sfumature di grigio), ma non si può dire che sappia recitare. Non gli manca comunque il carisma e la presenza scenica e di sicuro potrà affinarsi, se gli proporranno altri progetti al di fuori del porno.

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