Biennale Venezia 2013
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Nicolas Cage e il lato oscuro dell’America

L’attore a Venezia per presentare Joe, cupo dramma di David Gordon Green

Nicolas Cage

30.08.2013 - Autore: Marco Triolo, da Venezia
Per i più David Gordon Green è il regista di Strafumati e Your Highness, perciò il suo nuovo film stupirà almeno in parte suo pubblico. Joe, dramma dalle tinte fosche dominato dalla disperazione, pone al centro la performance carismatica di Nicolas Cage, il volto nascosto da una folta barba grigia e l’espressione di uno bastonato dalla vita ma che ancora sta lottando per avere la meglio.

La star e il regista, accompagnati dagli attori Tye Sheridan (giovane promessa vista già in The Tree of Life e Mud) e Ronnie Blevins, sono arrivati al Lido per presentare alla stampa il film. “Joe mi ha dato la possibilità di lavorare con David e questo cast straordinario. Mi ero preso una pausa per leggere alcuni script e quello di Gary Hawkins (tratto da un romanzo di Larry Brown, ndr) mi ha colpito. Volevo tornare a lavorare sull’analisi e la costruzione di personaggi più profondi”. Non manca, durante la conferenza di Joe, un accenno al suo ruolo più famoso, quello in Via da Las Vegas, che gli ha fruttato un Oscar. Entrambi i personaggi di questi film si attaccano infatti alla bottiglia per meglio sostenere il dolore: “All’epoca mi riprendevo ubriaco per poi imitarmi quando recitavo. Anche oggi farei di tutto per arrivare alla purezza del personaggio, ma non amo ‘recitare’, preferisco ‘essere’, trovare la verità in una performance”. Cage evita di rispondere a una domanda sul controllo delle armi in USA (“Non sono la persona giusta per pronunciarmi”) ma più avanti ammette: “Sono convinto che la pace inizi a casa e questa può essere una lettura del film”. Qualcuno gli chiede anche cosa ne pensi di Ben Affleck nei panni di Batman, vista la sua passione per i supereroi: “Sono felice per Ben, è un ottimo attore e ha sempre lavorato molto bene”. Del suo personaggio avverte: “Joe per me non è un loser: ha un lavoro e pur vivendo secondo un codice di condotta tutto suo, è tutto d’un pezzo”.


David Gordon Green spiega la genesi del progetto: “Il romanzo di Larry Brown era nella mia testa da molt tempo. Abbiamo costruito un personaggio da western, un uomo che tenta di redimersi facendo da padre a un ragazzo, e facendo così ammenda per tutto il dolore che ha causato”. Green condivide con noi uno degli aneddoti della produzione: “Gary Poulter, l’attore che interpreta il padre di Tye, viveva per le strade di Austin, dove abbiamo girato il film. Aveva una grande senso dell’umorismo e così gli ho chiesto se voleva fare un provino per un ruolo. Alla fine mi ha convinto e gli ho dato il terzo più importante, e lui è riuscito a fare trasparire la sua umanità in un personaggio davvero deprecabile. Purtroppo è morto poco dopo la fine delle riprese, altrimenti sarebbe diventato il nuovo padrone di saloon nei western o un generale della Guerra di Secessione”. Il regista, autore di nove lungometraggi in tredici anni, non è certo uno che si tira indietro dal lavoro: “La mia carriera è un po’ inusuale, ma credo che il collegamento tra i miei film sia la passione che ci metto e il duro lavoro. Forse, quando avrò ottant'anni, la gente riuscirà a vedere un percorso preciso nella mia filmografia”.

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