Biennale Venezia 2013
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Il terzo tempo: De Laurentiis scommette sul rugby

L'opera prima di Enrico Maria Artale racconta la provincia romana e il fascino della palla ovale

31.08.2013 - Autore: Pierpaolo Festa, da Venezia
La palla ovale metafora di vita. Va catturata, tenuta stretta e nei momenti di grande difficoltà va afferrata insieme ai compagni di squadra. La macchina da presa dell'esordiente Enrico Maria Artale ha un cuore pulsante: il regista diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma ci crede davvero. Attraversa il campo infangato cambiando prospettive, usando il rallenti e rimanendo fisso sulla faccia del suo protagonista Lorenzo Richelmy.

Il terzo tempo è un lavoro sincero. Un film intimo in cui il rugby fa da sfondo a storie di personaggi problematici: il giovane appena uscito dal riformatorio (e a rischio carcere), il suo assistente sociale (Stefano Cassetti, l'ex “Roberto Succo”) e la figlia di quest'ultimo. Si raccontano complicate dinamiche familiari e un rapporto di stima e amicizia che nasce da forti tensioni. Una storia su come ci si rimette in piedi dopo aver incassato le batoste della vita. Una narrazione molto classica, piazzata però al posto giusto: la provincia romana, l'hinterland del Lazio che affascina con i suoi colori e atmosfere. Ritmo e ambientazione che quasi sembrano uscite da un tipico film indipendente americano con paesaggi lontani dall'ansia metropolitana, dove però i problemi sono altrettanto complessi.

“Credo che il genere 'sportivo' abbia delle difficoltà intrinseche – racconta Artale ai microfoni di Film.it – In passato anche i grandi registi hanno toppato con molti film sullo sport. Ultimamente però sono arrivati The Wrestler, The Fighter, Moneyball, pellicole che hanno un modo particolare di lavorare con il genere sportivo. Mi sono rifatto a queste. Soprattutto a Il maledetto United che ho guardato e riguardato”.

A proposito del supporto avuto dal produttore Aurelio De Laurentiis, uomo di calcio in esplorazione del rugby, Artale continua: “Ci ha lasciati liberi in fase di preparazione e riprese. Ci ha consigliato tanto sul montaggio. Spero che nel rugby non ci sia diffidenza verso un produttore che viene dal mondo del calcio”. Una diffidenza, quella dei rugbysti verso i calciatori, che viene sottolineata ironicamente anche nel corso del film: “E' una superiorità etica – conclude il regista – Il rugby mette l'attenzione sui valori più di quanto lo faccia il calcio. E' uno sport in cui il singolo non può avere speranza. E solo gioco di squadra. Anche per questo chi gioca a rugby si diverte a prendere di mira i nostri campioni di calcio”.

Il terzo tempo, presentato nella sezione Orizzonti della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica, sarà distribuito da Filmauro.
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