Festival di Roma 2013
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Intervista: “Sestessamente” Luca Marinelli

A colloquio con il giovane attore, già arruolato da Virzì e Sorrentino

12.11.2013 - Autore: Pierpaolo Festa
C'era una volta un palcoscenico. In prima fila stavano seduti i grandi nomi del cinema italiano. “Autori come Bertolucci, Virzì, Sorrentino e chi più ne ha più ne metta”. Quella sarebbe diventata una serata fondamentale per la carriera di Luca Marinelli. Come lui stesso ci racconta nel corso dell'intervista realizzata in occasione di Il mondo fino in fondo, opera prima di Alessandro Lunardelli presentata ad Alice nella Città, sezione autonoma del Festival di Roma.


Luca Marinelli in La grande bellezza

Luca ti abbiamo da poco visto in La grande bellezza, dove facevi un personaggio border-line. Come  sei arrivato a Sorrentino?
E' stato lui a cercarmi in quella famosa serata teatrale. Io recitavo in uno spettacolo di Carlo Cecchi. In prima fila c'era anche Sorrentino. Mi ha chiamato qualche tempo dopo, offrendomi la parte. Non mi pareva vero, anche perché pensavo a un provino e lui invece mi diceva al telefono: “Mi piacerebbe darti un ruolo nel mio nuovo film”. Vedere Paolo all'opera è una cosa meravigliosa, si rimane affascinati dalla rapidità del suo genio.

In Tutti i santi giorni di Virzì interpretavi un ragazzo puro. Un buono. Quanto un ruolo così può rimanerti addosso? Quanto può renderti una persona migliore?
Parte tutto da Paolo, che oltre a essere il regista che è, è anche una gran bella persona. I suoi set sono veramente divertenti. Ecco direi che mi sono divertito come un pazzo. Mi piaceva quel personaggio. Mi affascinava, io l'avevo capito e ne ero cosciente. Ruoli così certamente tirano fuori un senso: sì può essere quel che si è. Essere se stessi, fammi passare il termine “sestessamente”.


Marinelli, Virzì e Thony sul set di Tutti i santi giorni

In Il mondo fino in fondo ti vediamo nei panni del fratello maggiore di Filippo Scicchitano. Insieme fate un viaggio in Cile. Uno di quelli che vi cambia la vita. Tu ne hai avuto uno così?
Certamente. Tutti. Giravamo il film e siamo stati due mesi in Cile: mi ha permesso di avvicinarmi tanto alla loro cultura. Ogni volta che potevo, me ne andavo in giro per Santiago. Camminando sono finito anche davanti alla casa di Neruda. Sono fortunato perché questo lavoro mi permette di viaggiare tanto, non pensate però che sia una specie di Jack London!  

E ti permette anche di vivere all'estero, no? Sei uno di quegli italiani che ha deciso di andare a vivere a Berlino. Eppure continui a lavorare nel nostro Paese...
L'ho fatto per ragioni personali che riguardano la mia vita privata. E mi sono spostato perché ne avevo la possibilità. Anche per questo il mio lavoro è una fortuna. Berlino è una piccola New York: una città con un'energia forte. Funziona, ma ha anche i suoi difetti. Ci vivo da due anni, è una città che dà anche molte possibilità ,dove si sente una generazione giovane pronta a fare.  

Da italiano come la vivi? Come ti vedono i tedeschi?
Sai cosa ho scoperto nei miei viaggi? Che noi italiani siamo sempre ben visti in qualsiasi posto. Chiunque è pronto a pronunciare qualche parola della nostra lingua. Uscendo dall'Italia si scopre quanto la nostra cultura sia bella.

Oggi sei uno degli attori più interessanti del nostro cinema. Un volto giovane. Hai avuto un qualche momento rivelatorio a proposito di questa passione?
Avevo finito la scuola e c'erano tante cose che volevo fare. Ho provato l'Università. Quello dell'attore era un mestiere che mi piaceva, ma inizialmente non ne avevo il coraggio. Io ci ho provato e per ora posso farlo, con tutta la serietà e con tutta la voglia. Era un sogno e me lo sono costruito io. Lo passerei volentieri come messaggio: a volte succede che se uno ha veramente voglia di qualcosa, questa cosa la fa.


Una scena da Il mondo fino in fondo: Marinelli e Scicchitano tra Alfredo Castro e Manuela Martelli

Dopo il film di Virzì immagino che ti siano arrivate diverse offerte di lavoro. Sei riuscito a dire no a qualcuna di queste?
Sì. Delle volte è facile azzeccare un sì, delle volte è meno facile. Il rischio vero è dire di no. Bisogna essere un po' coerenti con quello che si fa. Nessuno ti obbliga.

Chiedo sempre qual era il poster che avevi in camera da ragazzino...
Avevo il poster di Bruno Conti, perché andai alla sua partita di addio. Ho avuto anche il Che. Oppure poster di paesaggi, qualcuno li attaccava per strada e io gliene chiedevo uno.

Nemmeno un film su quel muro?
C'era Marlon Brando, ma questo è successo qualche anno fa. Da ragazzino però sono cresciuto con la serie di Die Hard. Il primo film è bellissimo. E naturalmente mi ammazzavo dalle risate con Bud Spencer.


Il mondo fino in fondo sarà distribuito nei cinema italiani da Microcinema.

Per saperne di più

Guardate il trailer


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