Festival di Roma 2013
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The Mole Song – La nostra recensione

Takashi Miike porta sul grande schermo il colorato universo degli anime

The Mole Song

16.11.2013 - Autore: Marco Triolo
Una festa di humour auto-consapevole e colori sgargianti, recitazione sopra le righe e personaggi memorabili. Takashi Miike colpisce nel segno con The Mole Song: Undercover Agent Reiji, divertente poliziesco tratto da un manga di Noboru Takahashi.

Miike con il protagonista Toma Ikuta e l'autore del manga Noboru Takahashi.
 
In realtà il termine poliziesco sta abbastanza stretto a questo film, anche se la trama farebbe pensare tutt’altro: in fondo, si tratta della classica storia di uno sbirro infiltrato nel mondo della Yakuza, diviso tra la fedeltà alla divisa e quella al suo nuovo boss, un gangster vecchio stampo che in fondo è un uomo onorevole e non si sporca le mani con il traffico di droga. Nel quale invece è invischiato il capo supremo del clan, ed è proprio questo l’obbiettivo di Reiji (Toma Ikuta). Questo sulla carta.
 
Ciò che Miike trae da un plot così basilare è al contrario un banchetto per gli occhi, immerso totalmente nel mondo colorato e pop degli anime giapponesi. C’è tutto quello che ci aspettiamo da Miike – accostamenti di patetico e comico, scontri corpo a corpo e sparatorie, umorismo surreale – ma c’è in più la consapevolezza che, se gli anime diventassero reali, il loro universo sarebbe proprio così. Siamo lontani anni luce dalla “vergogna” che gli americani provano nei confronti dei loro fumetti, che adattano al cinema sempre con un occhio al “realismo”. Così Capitan America deve cambiare uniforme, Superman non ha più i mutandoni e da Clark Kent non mette gli occhiali. Qui invece il regista abbraccia totalmente, senza paura e senza vergogna il mondo dei fumetti e dei cartoni animati. A volte ci scherza su, mettendo in bocca agli attori battute enfatiche – recitate altrettanto enfaticamente – in situazioni ridicole, ma il più delle volte affronta tutto con schiettezza, in maniera diretta e onesta.

 
Il risultato è un film divertentissimo, il più divertente visto finora al Festival di Roma. Un’opera dove la computer graphic si sposa – senza sostituirsi, come in America – agli stunt tradizionali per regalare uno spettacolo degno di questo nome. The Mole Song è un bestiario – termine appropriato, visto che buona parte dei personaggi hanno nomi o riferimenti “animali” – di tutta la weirdness giapponese e miikiana, frullata in una soluzione unica. Al di là di qualche cedimento nel pre-finale, un film che è destinato a diventare un piccolo cult.

Presto vi porteremo l'intervista al regista Takashi Miike.

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