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Family drama? Si, grazie

"Parenthood", la risposta della NBC a "Brothers and Sisters", si distingue tra le migliori proposte del Telefilm Festival.

Parenthood

10.05.2010 - Autore: Ludovica Sanfelice
E’ il family drama a riservare le sorprese migliori al Telefilm Festival di Milano. Dopo l’apprezzato “Life Unexpected”, ecco “Parenthood”, nuova variazione sul tema, targato questa volta NBC, che in realtà è una specie di remake, o reboot seriale che dir si voglia, del film di Ron Howard, “Parenti, amici e tanti guai” (1989). E proprio Howard è tra i promotori della rilettura della sua pellicola in qualità di produttore.

La storia, corale, è quella dei Braverman, clan composto da quattro fratelli, due maschi e due femmine, dai loro genitori, dai figli (anche illegittimi), i mariti, gli ex mariti e gli amanti. Gioie, dolori, paure, liti, amori della nuova famiglia americana sono ovviamente la materia viva dello show che, malgrado non brilli per originalità nei temi, riesce a conquistare con un pilot eccezionale scritto senza esitazioni e perfettamente interpretato dal grande cast chiamato a raccolta.

C’era già “Brothers and sisters” direte voi, ed è vero, eppure “Parenthood” offrendo un ritratto altrettanto chiassoso della famiglia si libera di quel gusto radical che distingue i Walker e riesce a dare maggiore rilievo alle generazioni più giovani che nello show dell’ABC restano confinate invece ai margini della sceneggiatura.  
Ma torniamo ai Braverman.

Il fratello maggiore si chiama Adam ed è interpretato dall’impeccabile Peter Krause che qui si trova ad incarnare un punto di riferimento per tutti. Ha una bella moglie, Kristina (Monica Potter) e due figli: Haddie (Sarah Ramos), e Max (Max Burkholder), che come ci viene rivelato nel primo episodio è affetto da una forma di autismo.

La secondogenita è Sarah, la ben trovata Lauren Graham di “Una mamma per amica”, e ha un sacco di guai. L’ex marito è un musicista tossicodipendente, lei di conseguenza è una madre single di due adolescenti indemoniati, Amber (Mae Withman), bella e un po’ pericolosa, e Drew (Miles Heizer), che non si stacca dalla consolle neanche con le cannonate. Sarah, questo è il vero guaio, perde anche il lavoro, e così l’indipendenza economica, e si vede perciò costretta a fare i bagagli e tornare a casa dai genitori.

Poi c’è Julia (Erika Christensen), avvocato di successo che cerca di conciliare lavoro e famiglia e deve però contendersi l’amore della piccola figlia Sidney (Savannah Paige Rae) con il suo meraviglioso marito Joel (Sam Jaeger) che fa il casalingo ed è perciò molto più presente di lei.

Ultimo è Crosby (Dax Shepard) che ha trent’anni e un’avversione malcelata per le responsabilità. La sua più o meno fidanzata Katie prova a metterlo alle strette, ma quando sembra esserci vicina ricompare Jasmine (Joy Bryant), una ballerina con cui Crosby aveva avuto una relazione qualche anno prima che si presenta insieme ad un bambino. Neanche a dirlo: il frutto di quella vecchia passione.

Infine o in principio: Zeek (Craig T. Nelson) e Camille (Bonnie Bedelia), rispettivamente patriarca e matriarca della brigata.

L’alto numero di personaggi conferisce ritmo alla narrazione che procede spedita in uno slalom tra drama e comedy offrendo una ricchissima varietà di spunti leggeri e momenti di riflessione più profonda saldati insieme da dialoghi sempre brillanti. Malgrado il family drama abbia lamentato un calo di ascolti nella stagione che sta per concludersi, questo resta un genere su cui la serialità americana ha sempre contato e, a guardare “Parenthood”, potrà ancora contare a lungo.

E poi è matematicamente impossibile resistere ai personaggi interpretati da Lauren Graham