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Wonder Woman - La nostra recensione del CineComic 'al femminile'

La principessa Diana torna in vita, ma simpatia e fascino fanno rimpiangere la serie anni '70 e l'apparizione in Batman v. Superman.

30.05.2017 - Autore: Mattia Pasquini (Nexta)
Il primo film del suo genere a esser diretto da una donna e incentrato su una eroina, Wonder Woman si annuncia come un evento, a prescindere. E, a prescindere, è encomiabile l'intenzione di dare un approccio diverso a un Universo (anzi due: il 'Marvel Cinematic' e il 'DC Extended') prettamente e tradizionalmente maschile. La filosofia alla radice della caratterizzazione del personaggio e delle sue motivazioni pesa e intriga, quando non fa sorridere con un pizzico di compiaciuta condiscendenza, ma forse non siamo ancora pronti - o il mezzo non è quello più adeguato - per un taglio cosi' leggero ed edificante insieme.



Pesa, probabilmente, la costruzione a tavolino del progetto, con la scelta di una regista a tutti i costi (Patty Jenkins, che imbruttì Charlize Theron in Monster fu scelta dopo una serie di sondaggi con colleghe) e con il tentativo di conciliare coreografie di combattimento da Cirque du Soleil - in realtà piacevole variazione sugli scontri iper-muscolari tanto cari alla Marvel - e una naiveté d'altri tempi, necessaria a motivare le tante licenze alla base di questa ricostruita Origin Story. Che non dispiacciono - sebbene si senta la mancanza di elementi iconografici cari ai fan della principessa delle Amazzoni - e insieme aiutano a elevare il livello di coerenza dello sviluppo. Ma che, d'altro canto, finiscono col prendere il sopravvento su una storia piuttosto fiacca e bidimensionale.

Didascalico oltre il necessario e con linee di dialogo che appiattiscono i personaggi, troppo limitati dal loro essere 'esemplari', il film inanella una serie di spunti e luoghi comuni (gli orrori della guerra, i maltrattamenti animali, la discriminazione verso le donne e le minoranze etniche) che finiscono per superare anche la benevolenza suscitata dalla leggerezza del lato comedy (ma siamo lontani dal Deadpool citato da Chris Pine sul set). E la stessa Gal Gadot sembra un'altra rispetto a quella che fece la sua gloriosa apparizione nel Batman v Superman: Dawn of Justice di Zack Snyder, che tanto la volle per il ruolo.



La parte iniziale, per location ed evoluzioni, è quella che rimane più impressa, ma che anche crea più aspettative, deluse purtroppo, tanto dall'azione bellica alla Captain America quanto dalla scelta di un villain poco credibile come quello impersonato da David Thewlis. A risollevare le sorti restano alcune perle e la verve della Etta di Lucy Davis (The Office, Shaun of the Dead) e la speranza di ritrovare un'eroina cresciuta e più vicina al pubblico moderno nelle prossime apparizioni con la Justice League.


Wonder Woman, in sala dal 1 giugno 2017, è distribuito da Warner Bros.