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Suicide Squad - La nostra recensione

Affascinante e altamente caotico, ma la squadra dei super-cattivi diverte più di Batman e Superman

10.08.2016 - Autore: Pierpaolo Festa (Nexta)
Suicide Squad è fatto più di momenti che di scene. Momenti spassosi all'interno di un film caotico. Un cinecomic che vuole correre al galoppo, ma che si rivela frenetico come un treno che sfreccia senza conducente. Cosa che a tratti riesce anche a supportare il tono folle del film, dal momento che si racconta una storia di assassini, mostri e psicopatici costretti a socializzare per salvare il mondo.


Guarda la videointervista a Jared Leto: "Non lasciatevi ingannare dal lato romantico del Joker"

Ecco dunque la natura di questo lungometraggio scritto e diretto da David Ayer:  divertente ma costretto a scontrarsi con un montaggio praticato quasi a colpi di ascia (immaginate Nicholson in Shining) che riduce ancora più all'osso una trama già scritta su un fazzoletto. Il primo rammarico riguarda proprio i protagonisti - tutti azzeccati - cattivi mai veramente cattivi, trasformati in eroi di un film per tutti. Personaggi che alla fine vorremmo conoscere a fondo, ma non c'è tempo. Quello che ne soffre di più è proprio il Joker di Jared Leto la cui presenza non supera i dieci/dodici minuti nelle due ore di film. 

Quello che ci portiamo una volta lasciata la sala sono i colori accesi di ogni inquadratura, i sorrisi della splendida Margot Robbie nei panni di Harley Quinn e la silhouette di Will Smith mentre svuota interi caricatori senza batter ciglio e ci ricorda i tempi d'oro di quando era il re delle superstar. In questo cast c'è però un elemento che trionfa su tutti: Viola Davis nei panni dell'agente governativo che è la mente dietro la squadra suicida. E' lei l'ultima grande dominatrice, una donna che ci conquista sin da quando la vediamo divorare una bistecca nella scena più bella del film, mentre presenta il team di cattivi, dimostrando di poterli controllare uno per uno. 


Guarda la videointervista a Margot Robbie e Cara Delevingne

Il caos però è sempre in agguato, perfino nella colonna sonora bizzarra e ruffiana. Presto la sensazione è quella di avere a che fare con un film montato senza un'ordine preciso: pagine di sceneggiatura la cui sequenza sembra essere stata cambiata all'ultimo momento. Ripetizioni sulle introduzioni di personaggi, flashback inseriti in maniera forzata e montaggi alternati che confondono lo spettatore (d'un tratto è notte, subito dopo giorno, e subito dopo di nuovo notte). E una storyline sulla cattiva di turno (l'Incantatrice di Cara Delevingne) alla quale non crede nemmeno chi l'ha scritta. Una volta ci si riferiva alle scene eliminate dalla versione finale di un film dicendo che "erano rimaste sul pavimento della sala di montaggio". Nell'era del digitale non più. Quelle scene avrebbero forse potuto ampliare il raggio d'azione di Ayer (ottimo regista ed eccellente sceneggiatore in tutti gli altri film a cui ha lavorato), qui costretto a scendere a patti con le regole del mega-franchise dell'universo DC Comics ancora in fase di progettazione. 

Suicide Squad diverte comunque. E parecchio anche. Lo fa strizzando l'occhio al cinema anni Ottanta con la decisione di raccontare tutto in una notte che include tuoni, fulmini, saette ed esplosioni. La mente va subito (e l'omaggio è chiaro) a Ghostbusters e Die Hard - Trappola di cristallo. Il film è la prova che l'era del "grounded" - quella forzatura del dover sempre trovare un collegamento logico tra fantasia e realtà - può anche prendersi una pausa. La sensazione è quella che le lancette siano tornate indietro ai tempi dei primi Spider-Man di Sam Raimi, quel momento in cui i nuovi cinecomics erano in una fase di "messa a punto" e non ancora contagiati dall'oscurità di Nolan. E alla fine il film pasticciato di Ayer diverte più delle interminabili due ore e mezza di Batman v Superman