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Silence di Martin Scorsese - La nostra recensione

Martin Scorsese torna a mettere in scena il suo rapporto con la religione, e di nuovo le letture sono molteplici

12.01.2017 - Autore: Mattia Pasquini (Nexta)
Martin Scorsese ci ha messo quasi trent'anni a girare Silence, e si vede. Si sente, profondamente, per la verbosità (che compensa il titolo) e complessità del racconto tanto quanto per le implicazioni che comporta e i livelli sui quali si sviluppa. Non un film facile - e non avrebbe potuto essere diversamente, viste le premesse - soprattutto considerato il confronto con la sala, ma un film del quale si parlerà a lungo. E nel quale tutti potranno trovare un piano attraverso il quale affrontarlo, entrarvi in contatto.

Come con la religiosità, in fondo. Non meramente la Fede o l'Idea della divinità - su questo Scorsese sembra piuttosto chiaro, in primis per la sua storia, personale e professionale - fatta di confronti, rischi e dialoghi improntati al rifiuto di condizioni preconcette o doveri imposti dall'alto. Dopo essersi messo in discussione e aver provato altre vie, il regista de L'ultima Tentazione di Cristo e Kundun si ridefinisce come religioso. E, cristiano e cattolico, parla del suo dio; ma senza impedire a chi deve ancora trovare una risposta di sviluppare un percorso e di raggiungere la propria conclusione.



Dopo aver raccontato un Cristo tormentato e un Dalai Lama deluso, non è casuale la scelta di Scorsese di tornare a guardare all'uomo, e alle sue aspettative. Anche sul Trascendente. Vissuto spesso con presunzione, secondo canoni che trascendenti non sono. Come fanno il Padre Garupe di Adam Driver, troppo rigido con sé e con gli altri, o il Padre Rodrigues di Andrew Garfield, più fedele alla propria immagine che all'essenza che dovrebbe veicolare o alle necessità e natura di quelli che dovrebbe raggiungere, soggetti e non oggetti, come spesso l'evangelizzazione li ha storicamente resi.

Ma in fondo, siamo umani. E quindi imperfetti. Non all'altezza della perfezione che 'vendiamo'. E che spesso non riusciamo a comprendere. Persino nel suo essere, esserci e manifestarsi. D'altronde si tratta di accettare l'ineffabile, paradosso di ogni religione che prevede che si sposi una tesi indimostrabile in sé. E in questo ineffabile trovare ogni risposta, anche nel silenzio, assumendoci la responsabilità di una tale mancanza di comunicazione. 

Materia ardua, inevitabilmente, come detto. Alla quale il regista, correttamente, non offre risposte, né scorciatoie, né consolazioni, tanto meno artistiche. E non è un caso che in un tale dispiego di meraviglie (ché le location taiwanesi, il lavoro dei nostri Ferretti-Lo Schiavo e la ricostruzione del Giappone del XVII secolo tali sono) non ci sia spazio per virtuosismi registici (se si fa eccezione per tre splendide inquadrature, quasi pittoriche, dall'alto, in bianco-marmo, blu-mare e verde-erba).



Non c'è nemmeno soluzione, ché non è un film a dover rispondere di questioni che attengono alla riflessione di ciascuno. A tutti noi sta scegliere se ci sia un Creatore o meno, se sia lui a essere assente o noi ad aspettarci dei segni nei modi e tempi che noi stessi necessitiamo, se ci osservi silente e talmente benevolente da posporre i propri precetti al bene supremi, con maggior sapienza di tanti 'più realisti del Re' solo egoisticamente pragmatici… E il Buon Vecchio Zio Martin ci lascia liberi, di considerare il suo esempio e le sue personalissime conclusioni, di approfittare della sua confessione pubblica e di una rappresentazione del divino e del suo rapporto con le nostre vite come poche se ne sono viste.

Al film - al netto di qualche indulgenza di troppo e di un ritmo e una forma che non tutti sosterranno - il merito di trattare in maniera intensa e originale (vista la forma di indagine avventurosa che assume a tratti) e non retorica né didascalica una materia tanto impegnativa e, al contempo, di non nascondere le ombre della Chiesa, la sua superbia e le ferite da lei inferte nella sua Storia e di integrarle in una vicenda che coerentemente sa andare oltre il suo stesso tema, postulando la presenza del divino nella sua stessa assenza, mettendo ancora l'uomo al centro.


Silence, in sala dal 12 gennaio 2017, è distribuito da 01 Distribution