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Rogue One: A Star Wars Story - La recensione di uno dei migliori capitoli di Guerre Stellari

Lo spinoff di Gareth Edwards garantisce il massimo dello spettacolo e trova nuovi orizzonti da esplorare

15.12.2016 - Autore: Pierpaolo Festa (Nexta)
Succede tutto nella prima metà del film. Non è nemmeno passata un'ora dall'inizio di Rogue One: A Star Wars Story e abbiamo appena avuto una rivelazione: l'action fantascientifico di Gareth Edwards non solo entra di prepotenza nella lista dei dieci film più belli dell'anno, ma si colloca anche molto in alto all'interno della saga stellare. Sul suo podio, dato che questo film è uno dei capitoli in grado di tener testa al meglio della trilogia originale

Guarda la videointervista a Felicity Jones, la nuova eroina di Star Wars


Come ci è riuscito Edwards? Conoscendo a memoria i punti cardinali della saga, quelli che gli hanno permesso individuare tutti gli elementi fondamentali che il pubblico ama di queste storie. E allo stesso tempo assicurandosi di mantenere una distanza da personaggi e temi familiari che abbiamo già conosciuto in sette altri film. Lontano dalla mitologia degli Skywalker, da Jedi e combattimenti con spade laser, questo primo spinoff cinematografico di Guerre stellari garantisce comunque epica e meraviglie visive. E allo stesso tempo punta a un nuovo orizzonte narrativo, verso il quale si procede sicuri grazie a una sceneggiatura che include alcuni tra i dialoghi più potenti e intelligenti dell'intera saga

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I brividi "alla guerre stellari" non mancano in Rogue One anche perché il regista, l'uomo che ha resuscitato Godzilla al cinema, continua a strizzare l'occhio ai suoi padri cinematografici cercando l'epica di Lucas, il linguaggio visivo di Spielberg e il tocco spettacolare di Zemeckis. Allo stesso tempo, raccontare la missione disperata del furto delle planimetrie della Morte Nera da parte dei ribelli vuol dire esplorare un'epoca antecedente alle storie già viste nei capitoli più amati: è questo che gli permette di sporcarsi le mani guardando a un cinema più oscuro e più realistico. Non c'è tempo di sognare esplorando la magia della galassia e le sue creature, qui siamo in guerra e tutti i personaggi in scena hanno il dramma scolpito sui loro volti. C'è pochissimo spazio per lo humour. A Edwards interessa la missione disperata portata avanti da un gruppo di ribelli pronti perfino a ignorare gli ordini dei loro superiori - da qui il titolo Rogue One, e cioé il "solitario". In due ore e quindici minuti il regista si interroga su cosa significa essere un eroe e cosa comporta diventarlo. In un'epoca in cui il cinema è invaso da storie di superuomini indistruttibili, Rogue One non smette mai di sottolineare l'umanità e la fragilità dei suoi protagonisti. Una qualità davvero rara in un blockbuster del ventunesimo secolo.  


Il nome "Star Wars" rimane nel titolo, ecco perché vengono comunque ricalibrati alcuni dei temi più celebri della saga, come il rapporto padre-figlio declinato questa volta all'interno della dinamica tra Mads Mikkelsen e Felicity Jones con il primo che finalmente smette di incutere paura e si lascia invece andare alle lacrime in scena. Alla Jones il compito di portare il pubblico all'interno della storia: dove va lei, andiamo noi. L'attrice inglese non ha ancora messo a punto il suo carisma, ma dopo il passo falso di Inferno viene qui sfruttata al meglio. Lei e Diego Luna sono in prima linea nel film, ma è il loro team a rubargli la scena, a partire dal saggio interpretato da Donnie Yen, un guerriero non vedente, naturalmente l'unico in grado di sentire e vedere la forza. E' lui il personaggio più riuscito del film. Al secondo posto c'è il robot K2-SO, una felice aggiunta al cast che non fa rimpiangere l'assenza di C3PO e R2D2. 

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Arrivato al terzo atto del film Edwards orchestra un attacco finale che dura oltre quaranta minuti e ci riporta sugli X-Wing con i duelli nello spazio, riuscendo sempre a mantenere il controllo all'interno del caos. E' lì che arriva l'adrenalina. Le immagini contengono tanto spettacolo e meraviglie visive, ma il regista non abbandona mai il dramma nemmeno in quelle scene. Ecco dunque come ottiene l'epica. Facendo tutto questo e riuscendo costantemente a ribaltare ogni aspettativa. Si arriva perfino sulle rive dell'horror nelle scene in cui appare Darth Vader.  Due sequenze da standing ovation


 
I tempi cinematografici di questa storia risalgono a quarant'anni fa. Eppure Rogue One non avrebbe potuto essere più attuale di così. In un'epoca di rabbia, il blockbuster parla di diversità e della forza che si ottiene mettendo insieme più culture. Di guerra e della paura dell'olocausto nucleare con un paio di sequenze in cui assistiamo alla distruzione totale. E' lì che le immagini ci ricordano quello che vediamo tutti i giorni in TV e ci fanno riflettere sulle nostre paure più grandi.  

Rogue One: A Star Wars Story è distribuito nei cinema da The Walt Disney Company Italia.