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Mad Max: Fury Road - La recensione da Cannes

La saga torna in forma smagliante sul grande schermo, una spettacolare e intelligente macchina d'intrattenimento

15.05.2015 - Autore: Pierpaolo Festa, da Cannes
Se non fosse per qualche dettaglio profondamente legato ai tratti più comuni della saga, i primi venti minuti di Mad Max: Fury Road potrebbero perfino essere scambiati per uno dei capitoli migliori di Star Wars. Il lifting dell'universo post-apocalittico di George Miller - necessario per entrare nel ventunesimo secolo - strizza l'occhio a quello di George Lucas nella sua estetica: ci sono vagabondi e straccioni che formano piccole unità di combattenti nel deserto, c'è l'esercito del cattivo che sembra composto da cloni e ci sono perfino alcuni che battono su decine di tamburi per annunciare le legioni del sovrano. Per non parlare della nemesi principale ispirata senza dubbio a Darth Vader. Non siamo però su Tatooine, quanto in un mondo decisamente non troppo lontano.

[INTERVISTA A GEORGE MILLER - ESCLUSIVA]

Bastano pochi secondi per accettare Tom Hardy (senza dubbio uno degli attori più interessanti in circolazione, che abbiamo amato alla follia in Locke) come nuovo eroe e ancora meno a rimanere stregati da Charlize Theron in quello che è a tutti gli effetti il ruolo più iconico che abbia mai interpretato: l'imperatrice Furiosa. Spettacolare e adrenalinico Mad Max: Fury Road corre lasciando dietro di sé una striscia di fuoco che infiamma lo spettatore. La macchina da presa non si ferma un attimo scattando in ogni direzione e avvolgendo i personaggi e gli spettatori in sala.


[I MILLE VOLTI DI CHARLIZE THERON - LE FOTO]

Siamo davanti a un grande spettacolo cinematografico, quello che da tempo si aspettava da un blockbuster,  non collocabile all'interno della cerchia dei soliti franchise hollywoodiani che ormai invadono gli schermi, tanto è affilato, interessante e imprevedibile.

Dietro la macchina da presa Miller orchestra la guerra in tutte le sue fasi, nella sua Ultraviolenza. Sono passati solo trenta minuti dall'inizio del film e sullo schermo è già accaduto tutto. E abbiamo già visto un inseguimento che non ha nulla da invidiare a quello finale del secondo film della saga. L'opera bellica di Miller a quel punto cambia marcia approfondendo i protagonisti appena un po' e introducendone di nuovi (c'è perfino la modella ex testimonial Megan Gale in una comparsata). Il terzo atto rincara la dose senza farsi attendere e introduce un altro paio di coreografie memorabili: su tutte quella dei cattivi legati a dei pali mobili.


Mad Max non solo torna in gran forma, ma l'augurio è che passi alla storia come un esempio da seguire per produzioni di dimensioni analoghe. Merito di Miller che gira libero nel deserto come un ragazzino, circondato dai suoi giocattoli a due e quattro ruote, azzeccando tutte le coreografie e lasciandosi prendere un po' la mano di tanto in tanto da qualche "misteriosa" esplosione di troppo che rischia tanto di esaltare lo spettatore quanto di stordirlo.

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