Festiva di Cannes 2015
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Mad Max, parla il regista: "Pochi effetti speciali, il resto è tutto vero!"

La saga post-apocalittica di George Miller torna al cinema dopo trent'anni con Fury Road. La nostra intervista al creatore di Mad Max

Mad Max: Fury Road

14.05.2015 - Autore: Pierpaolo Festa, da Cannes
George Miller, l'uomo che ha dedicato 36 anni della sua vita alla saga di Mad Max, dirigendone i primi tre episodi, e progettandone per decenni anche un quarto, quel Fury Road che adesso arriva nelle sale di tutto il mondo. Film.it lo incontra qualche ora prima del battesimo di fuoco al Festival di Cannes dove Fury Road viene presentato fuori concorso.

Buongiorno George, vorrei che mi aiutasse a decodificare la seguente informazione: Mel Gibson ha detto che Tom Hardy è "più pazzo di quanto lui fosse all'epoca". Che cosa voleva dire esattamente con questa dichiarazione?
(Sorride) Credo che fosse un modo affettuoso per dire che ha approvato il casting del nuovo Max. La verità è che Tom e Mel sono molto simili: quando Tom è entrato nel mio ufficio per parlare di Mad Max ho avuto la stessa sensazione provata con Mel trent'anni fa. È incredibile pensare che Tom aveva soltanto sei settimane quando abbiamo iniziato a girare il primo Mad Max! Entrambi sono due tipi adorabili e allo stesso tempo entrambi possono essere minacciosi, il che va benissimo per un personaggio che pronuncia pochissime battute durante il film. E poi sono due grandi attori, hanno una preparazione teatrale e fanno anche un grande lavoro fisico sul set. Credo dunque che Mel, che ha tanto rispetto per i grandi attori, abbia approvato immediatamente l'ingaggio di Tom.


FURY ROAD: INTERVISTA ALLO SCENOGRAFO COLIN GIBSON

ll film arriva all'apice dell'era dei sequel sebbene sia stato pensato molto prima. Possiamo definirlo un progetto nostalgico?
È una buona definizione, però ognuno di questi film per me è stato un esercizio difficile: tutte le volte tornare al mondo di Mad Max è stato come ritrovare un figlio dopo tanto tempo. Un'esperienza familiare con elementi nuovi e prospettive inedite. Tornare alla saga dopo tutto questo tempo, sapendo bene quanto il mondo e il cinema e gli spettatori siano cambiati, è stato interessante. Dunque sì, è nostalgico, ma anche nuovo. Il cinema è più veloce ora: Il guerriero della strada, il secondo film della saga, era composto da 1200 inquadrature, Fury Road ne ha 2700!

Parliamo dei colori del film, i primi Mad Max si ricordano anche per i colori sporchi e realistici, in Fury Road invece sembra aver puntato alla direzione opposta con colori molto accesi. E' stato uno dei compromessi per riportare in vita la saga?
Nessun compromesso, l'ho voluto io. Perché dopo i primi Mad Max sono arrivati tantissimi film post-apocalittici e videogame che hanno imitato quel look con i colori desaturati. È diventato quasi un cliché, una cosa abbastanza deprimente. Inizialmente avevo pensato di girare Fury Road in bianco e nero, poi ho capito invece che mi sarei concentrato sui due colori principali del deserto: il giallo/arancione e il blu del cielo. E' stata una mia decisione accenderli al massimo.

L'ultimo film della saga, Mad Max: Oltre la sfera del tuono, era il meno violento, l'unico non vietato ai minori. Fury Road, invece, ha avuto un divieto negli USA, mi parli di questo ritorno alla violenza...
Non mi sono mai posto il problema. Non lo abbiamo fatto con tanto sangue, penso che sia vietato perché è veramente intenso. È una storia che non si ferma mai e sono riuscito a raccontarla esattamente come volevo.


MAD MAX: LE SCENE PIU' BELLE DELLA SAGA (PHOTOGALLERY)

Mad Max entra nel ventunesimo secolo, quello degli effetti speciali digitali: sono stati di grande supporto o avete cercato di evitarli?
Mi hanno aiutato tantissimo, detto questo la saga è celebre per lo spettacolo realistico. E lo abbiamo anche in questo film dove tutto è vero: le persone, il deserto e le macchine. Abbiamo girato per 130 giorni e il segreto è sempre quello di circondarsi di una troupe che sappia il fatto suo, perché quei set sono molto pericolosi e se non stati attento rischi che qualcuno si faccia male. Sulle nuove tecnologie ti racconto questa: negli anni Ottanta giravi una scena e potevi vederla soltanto dopo una settimana, oggi invece puoi vedere ogni angolazione all'istante. Alcune delle più pazzesche acrobazie di Tom Hardy le abbiamo girate con lui attaccato a cavi d'acciaio che poi abbiamo rimosso in post-produzione. Ma Tom era davvero sul set.

A proposito di progettazione e coreografie, nell'era di Fast & Furious, in cui le macchine sono in grado di fare qualsiasi acrobazia e sfidare la gravità, quanto vi siete scervellati per creare coreografie inedite per i vostri inseguimenti?
Lo faccio continuamente: nella mia Australia puoi guidare su stradoni per decine e decine di chilometri prima di incontrare un'altra macchina. È facile dunque immaginare scenari post-apocalittici mentre guidi. Ritengo che Mad Max sia “musica visiva”: le coreografie sono la cosa più importante, non devi essere ripetitivo, devi orchestrare qualcosa di nuovo senza mai perdere l'attenzione alla storia. Non puoi permetterti di presentare sempre le stesse coreografie.

In passato ha diretto un film come Le streghe di Eastwick: sono curioso, nell'era dei sequel e dei remake, se dovesse dirigere quel film di nuovo a chi affiderebbe il ruolo del diavolo questa volta?
(Miller esita qualche secondo e poi dice) C'è solo un Jack Nicholson. Ne incontri solo uno nella vita. E sarà sempre così.


LE PRIME RECENSIONI DI FURY ROAD

Alla fine di ogni intervista chiedo sempre qual era il poster che avevi in camera da ragazzino?
Buona domanda: facevo dei collage e dipingevo. Sulla parete avevo un mix di tante immagini che ritagliavo: giocatori di calcio, rockstar, film. C'era proprio tutto.

Mad Max: Fury Road, nei cinema da oggi, è distribuito dalla Warner Bros. QUI IL TRAILER.

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