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The Walking Dead recap: Rick contro i Salvatori, primo round

Per raggiungere l'utopia è necessario sporcarsi le mani. È questo il tema portante dell'ennesima puntata eccellente della sesta stagione

The Walking Dead

07.03.2016 - Autore: Marco Triolo (Nexta)
ATTENZIONE: LIEVI SPOILER!

Il prezzo per costruire il nuovo mondo non può essere leggero. In poche puntate, The Walking Dead è passato dall'essere una serie sulla sopravvivenza a una sulla vita, spinta da un obbiettivo per una volta ottimista – ricostruire, coltivare, amare, riprodursi – ma che non sarà raggiunto facilmente. Perché in mezzo ci si è messa una nuova minaccia, il gruppo dei Salvatori guidati dall'ancora misterioso Negan.



Nello scorso episodio, Rick e Maggie hanno raggiunto un accordo con la comunità di Hilltop: uccidere Negan e i suoi in cambio di metà delle scorte di cibo. Un accordo necessario per proiettarsi verso un futuro di collaborazione stabile, eppure fondato sul sangue e su una decisione di puro, gelido calcolo. Mai prima d'ora Rick era andato volontariamente incontro alla battaglia, mai aveva ragionato da sicario. Il nuovo episodio, il dodicesimo della sesta stagione, ci mostra il gruppo di Alexandria sotto questa inedita veste, ma fa sì che il pubblico non parteggi a cuor leggero per una decisione tanto brutale. È saggia la scelta di far ruotare gli eventi intorno a tre personaggi che hanno mostrato, nel corso della serie, punti di vista estremamente diversi sulla necessità di uccidere: Carol, da un lato, negli anni è diventata una forza della natura disposta a tutto pur di prendersi cura dei suoi cari, una “madre”, come viene definita nel corso dell'episodio, anche se la sua vera figlia è morta da tempo. Dall'altro ci sono Morgan, pacifista convinto, e Glenn, che non ha mai ucciso a sangue freddo e dopo il suo sfiorato incontro con la morte è cambiato, anche se meno di quello che credevamo.

Il risultato è uno scontro “finale” davvero sofferto, in cui uccidere non è mai bello o liberatorio, ma sempre tragico. Persino Carol si dimostra mossa dalle parole di Morgan, al punto da cominciare a tenere il conto dei “vivi” uccisi. Qualcosa sta cambiando in lei e sicuramente maturerà nei prossimi episodi. Per ora, ci troviamo di fronte all'ennesima puntata di altissimo livello: sembra che dal ritorno di qualche settimana fa, TWD non possa più sbagliare. I personaggi sono finalmente delineati in maniera perfetta, la posta in gioco è alta e tutto è messo a fuoco come non mai. Persino la schermaglia con il Governatore e la battaglia per la prigione della terza stagione sembrano ormai poca roba a confronto di quello che i nostri stanno tentando di fare ora.



Ed è eccezionale come la serie stia diventando sempre più un'utopia nella distopia, una riflessione profonda sulla natura dell'America. Tra coppie interrazziali, etnie e orientamenti sessuali perfettamente alla pari, c'è però ancora posto per la violenza che sta alla base della società americana, quel giustificare il ricorso alle armi con eccessiva facilità. Ma, più ampiamente, c'è un discorso non da poco su come il nemico principale del progresso umano sia l'umanità stessa e su come sia necessario lasciarsi alle spalle qualsiasi forma di razzismo e intolleranza, rimboccarsi le maniche e fare fronte comune per superare qualsiasi scenario apocalittico.

Ovviamente non c'è niente di definitivo nella battaglia contro i Salvatori: Negan non è ancora apparso e la puntata si chiude con un cliffhanger che toglie il fiato tanto quanto gli ultimi minuti dell'episodio, pervasi da una tensione magistrale. TWD si è risollevato alla grande: il limite è il cielo.

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