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Carrie Fisher: un cocktail di droghe e apnea nel sonno le cause della morte

L'esame tossicologico ha rilevato la presenza di diverse sostanze miste ad alcol, che hanno aggravato gli episodi di apnea nel sonno di cui soffriva

Carrie Fisher

20.06.2017 - Autore: Marco Triolo (Nexta)
Carrie Fisher aveva assunto un cocktail di droghe nelle ore precedenti la sua prematura scomparsa, avvenuta a dicembre 2016 a soli 60 anni. La conferma arriva dopo gli esami effettuati dal coroner della contea di Los Angeles, che ha rilevato come la causa della morte sia un episodio di apnea nel sonno aggravato dall'assunzione di sostanze stupefacenti.
 
L'esame tossicologico ha rilevato un mix di cocaina, metadone, MDMA, alcol e oppiacei, oltre a una traccia di eroina la cui dose e il cui tempo di assunzione, però, non sono stati accertati e dunque è impossibile stabilirne il ruolo nella morte dell'attrice.
 
Carrie Fisher, amata principessa Leila della saga di Star Wars, è andata in arresto cardiaco il 27 dicembre, mentre il volo su cui si trovava stava per atterrare a Los Angeles. La sua assistente ha dichiarato alle autorità che la Fisher aveva dormito per quasi tutto il volo ed era andata in apnea diverse volte. Verso la fine del volo, il personale aveva tentato di risvegliarla senza successo, e l'attrice aveva poi iniziato a vomitare ed era crollata a terra. Il decesso venne dichiarato dopo 90 minuti. 
 
Billie Lourd, figlia dell'attrice, ha rilasciato una dichiarazione ufficiale a People venerdì sera: “Mia madre ha combattuto contro la dipendenza dalle droghe e la malattia mentale per tutta la vita. Alla fine ne è morta. È sempre stata molto aperta nel suo lavoro circa gli stigma sociali intorno a queste malattie”. Todd Fisher, fratello dell'attrice, ha ammesso che l'uso di droghe e la sindrome bipolare “lentamente ma inesorabilmente hanno messo a rischio la sua salute nell'arco di molti anni”. “Ho sempre sperato che saremmo invecchiati insieme, ma dopo la sua morte nessuno di noi era scioccato”.