

Io sono con te

La storia di Maria di Nazareth. Il nascere, il crescere, l'educare i figli, il ruolo della donna nella società, il senso della parola amore, in una prospettiva squisitamente femminile. Un viaggio immaginifico ed estremo alle radici del cristianesimo e della maternità. La natività senza misteri divini.

Guido Chiesa è un autore decisamente sui generis all'interno del panorama
cinematografico italiano, uno che preferisce cimentarsi con la storia
mostrandone però i lati più nascosti, marginali, e innalzandoli
successivamente ad esempi più fulgidi di umanità. C'era parzialmente
riuscito con “Il partigiano Johnny” e “Lavorare con lentezza”, ci riesce con maggiore forza con questo suo ultimo “Io sono con te”, presentato all'ultimo Festival del Film di Roma.
Scritto insieme a Nicoletta Micheli e Filippo Kalomenidis,
questo film mette in scena la figura di Maria come una giovane donna
che decide di affrontare la maternità in maniera anticonvenzionale,
restia a seguire delle leggi che spesso secondo lei vanno contro il bene
comune. Carattere forte, anima piena di sensibilità ed umanità, Maria
insegnerà a suo figlio Gesù a guardare il mondo senza idee preconcetti,
senza seguire dogmi religiosi che spesso praticano forme di culto
violente ed ingiuste.
Nella prima parte “Io sono con te” soffre di un ritmo molto lento, che non permette ai personaggi di essere delineati in maniera interessante. Questo difetto viene però totalmente superato nella seconda metà
del lungometraggio con la nascita di Gesù: quando infatti il rapporto
madre-figlio riesce connotare maggiormente l'arco narrativo sia di Maria
che, di riflesso, del bambino, ecco che la storia diventa più lineare, compatta, e narrata con notevole lucidità. In questo modo “Io sono con te”
cresce sia a livello puramente drammaturgico che nella potenza della
messa in scena (e delle sue componenti, in particolare la fotografia e
la musica).
Opera strana, dotata di un fascino che spesso purtroppo non appartiene al cinema italiano, “Io sono con te”
possiede una potenza espressiva che cresce esponenzialmente nel corso
della vicenda, fino a raggiungere un finale avvincente. Non un film del
tutto riuscito, o meglio equilibrato, però il messaggio che Chiesa
voleva far arrivare al pubblico passa con efficacia, e questo è già un
ottimo risultato. Un lungometraggio da vedere, ne vale la pena.