xXx - Il ritorno di Xander Cage

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Il terzo esplosivo capitolo della serie spy thriller vede Xander Cage (Vin Diesel), amante degli sport estremi assoldato dal governo, rientrare dal suo esilio volontario e affrontare il guerriero alpha Xiang e la sua squadra in una corsa per recuperare un'arma potenzialmente letale nota come "Vaso di Pandora". Circondato da un nuovo gruppo di avventurosi alleati, Xander si ritrova coinvolto in una cospirazione mortale che punta a far scontrare tutti i governi mondiali.

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
xXx: The Return of Xander Cage
GENERE
NAZIONE
Stati Uniti
REGIA
CAST
DISTRIBUZIONE
Universal Pictures Italia
DURATA
107 min.
USCITA CINEMA
19/01/2017
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2017
di Mattia Pasquini

Se quello di Vin Diesel voleva essere un tentativo - dopo quanto realizzato (anche con il suo cortometraggio Los Bandoleros) nel 2009 con Fast & Furious - Solo parti originali - di 'riprendersi' un franchise iniziato con lui e dare vita a una nuova saga… difficilmente il risultato conforterà il simpatico e muscolare attore californiano. Il suo xXx: Il ritorno di Xander Cage, infatti, ben lontano dalla veracità del xXx del 2002 con Asia Argento o dalla ipertrofia dal successivo Xxx 2: the next level ha come principale effetto quello di far rimpiangere il recente e deludente remake di Point Break.

Le immagini del trailer lasciavano presagire una sequela di azioni spericolate, infatti, al limite dello sport estremo, come l'adrenalinico e divertente incipit del film sembrava confermare… Purtroppo, dalle prime battute del nostro eroe l'impressione cambia. E questo ulteriore capitolo della trilogia che vede Xander Cage (assente nel secondo, in realtà) richiamato in servizio dal suo esilio volontario inizia a configurarsi come l'ennesimo prodotto costruito a tavolino, ma senza una particolare cura.

Un paio di brevi apparizioni di Samuel L. Jackson (particolarmente sopra le righe, in maniera positiva, nel prologo condiviso con la sorpresa Neymar Jr.) e quella finale del Deus ExXx Machina che si pone come vero anello di congiunzione tra i precedenti due film, incorniciano una passerella di volti più o meno noti, più o meno ben assemblati, tra i quali spiccano sicuramente Donnie Yen, per simpatia e coreografie, e la splendida modella e attrice indiana Deepika Padukone (Om Shanti Om), ma non Toni Collette, altro grosso nome mal speso e apparentemente poco motivato.

La ricerca della scena ad/e dell'effetto si perde senza raggiungere un climax, e senza preoccuparsi di coerenza, sviluppo o credibilità. Niente di indispensabile in questo tipo di prodotto, ma che segna forse il punto più basso della carriera dello scenggiatore F. Scott Frazier (Autobahn - Fuori controllo, Codice fantasma) e di D.J. Caruso, che almeno nel suo precedente The Disappointmens Room (uno dei vari film, con Tin Man e Standing Up, mai arrivati da noi dopo il Sono il numero quattro dl 2011), aveva offerto un risultato più decoroso e riuscito nonostante il budget minore (allora erano 15 milioni) e - di certo - le minori aspettative. Non un buon viatico in vista del possibile G.I. Joe 3 che potrebbe dirigere in un prossimo futuro.