The End? L'inferno fuori

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In una Roma frenetica e più congestionata del solito, Claudio (Alessandro Roja), un importante uomo d'affari cinico e narcisista, rimane bloccato in ascensore a causa di un guasto. Quel fastidioso inconveniente sarà solo l’inizio. Bloccato tra due piani e intrappolato in una gabbia di metallo, dovrà fare i conti con qualcosa di disumano e aberrante. La città è in preda al delirio, un virus letale sta trasformando le persone. Solo l’istinto di sopravvivenza potrà contrastare l’apocalisse ormai inevitabile.

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
The End? L'inferno fuori
GENERE
NAZIONE
Italia
REGIA
CAST
DISTRIBUZIONE
01 distribuzione
DURATA
100 min.
USCITA CINEMA
14/08/2018
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2017
di Marco Triolo

Che in Italia il genere sia prevalentemente morto non è un mistero. Negli ultimi anni c'è stato qualche tentativo un po' più autorevole, da Lo chiamavano Jeeg Robot a Suburra, che ha riacceso timide speranze in chi vorrebbe tanto un cinema italiano più al passo coi tempi, più abile nel mescolare influenze per creare film moderni e coraggiosi anche nell'uso del linguaggio visivo. Purtroppo non esiste ancora un'industria paragonabile a quella di altri stati e, finora, ci è toccato fare affidamento a sparuti produttori più o meno convinti che nell'Italia di oggi il genere si possa fare e che si possa tornare a competere con le produzioni internazionali.
 
Tra questi produttori ci sono ovviamente i Manetti Bros., che hanno apposto il sigillo di garanzia a The End? L'inferno fuori, film di zombie diretto da Daniele Misischia e interpretato da Alessandro Roja. Un'opera rigorosamente di genere che mescola suggestioni classiche del filone ideato da George Romero con alcuni trend più moderni. Su tutti il cinema claustrofobico ambientato in un set ristretto e con un solo personaggio, come BuriedMine o anche Locke con Tom Hardy (per la preponderanza delle conversazioni telefoniche).
 
Roja interpreta Claudio Verona, manager senza scrupoli e dai numerosi difetti, che si ritrova bloccato in un ascensore nel palazzo dove ha sede la sua azienda, mentre fuori Roma viene colpita dall'apocalisse zombie. I tentativi di evadere dalla cabina dell'ascensore si fermeranno quando Claudio scoprirà che, fuori, la situazione è peggiore che dentro: famelici “infetti” (simili a quelli di 28 giorni dopo) aggrediscono e uccidono le persone. Al telefono, Claudio cerca di aiutare la moglie Lorena (Carolina Crescentini) e sempre al telefono si svolge una delle principali scene d'azione del film.
 
La scelta di ambientare tutto in un ascensore è dettata ovviamente dal budget, ma è pur sempre una premessa intrigante. Misischia dimostra di avere delle buone idee: la suddetta sequenza telefonica in cui Claudio collabora con un poliziotto per cercare di fuggire è, sulla carta, notevole. L'escamotage delle porte dell'ascensore semi-aperte regala buoni momenti di tensione. La scelta di farci immedesimare in un personaggio inizialmente sgradevole è in linea con tanti horror ma infonde al tutto una dose di realismo e uno strato di inquietudine extra. Misischia è in grado di confezionare un film in maniera professionale: dopo i primi minuti all'aperto fotografati come una fiction televisiva, le luci, la fotografia, il trucco e i movimenti di macchina nel set dell'ascensore sono di buon livello.
 
Dove purtroppo scade fortemente il film è nella scrittura. I dialoghi sono poco credibili, sanno proprio di “scritto”, e cozzano con la ricerca di realismo della messa in scena. La sceneggiatura non è fluida, arranca e si arena in più punti, compresa la già citata scena al telefono con il poliziotto, costantemente minata da un botta e risposta che finisce per diventare involontariamente comico. A un certo punto è chiaro che, più che a una progressione, stiamo assistendo a una ripetizione di siparietti molto simili, con Claudio che parla al telefono, sente morire i suoi interlocutori in maniera atroce, tenta di aprire le porte dell'ascensore, affronta i morti viventi, incontra nuovi personaggi di passaggio.
 
Sembra quasi che Misischia e il co-sceneggiatore Cristiano Ciccotti non sapessero esattamente cosa far accadere nei 100 minuti del film. Che infatti si conclude con una risoluzione prevedibile che sarebbe potuta arrivare almeno 40 minuti prima. È chiaro che la svolta arriva solo al termine dell'arco di maturazione del protagonista, ma quando il tuo spettatore arriva a chiedersi “Ma non poteva farlo prima?”, e ha perfettamente ragione, c'è qualcosa che non va nella struttura del film.
 
The End? L'inferno fuori è comunque un esperimento non privo di aspetti positivi, su tutti il fatto che, se deciderà di affidarsi ad altri sceneggiatori, Misischia potrebbe sbocciare nei suoi lavori futuri. Teniamolo d'occhio.