Ouija: L'origine del male

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Nella Los Angeles del 1965, una madre vedova e le sue due figlie introducono un nuovo trucco alle loro consuete frodi spiritiche per ravvivare l'attività di famiglia, finendo per attirare senza volerlo un autentico spirito maligno nella propria casa. Quando la figlia più giovane viene posseduta dall'implacabile entità, questa piccola famiglia dovrà fare i conti con paure inimmaginabili per poterla salvare e rispedire il suo possessore nell'aldilà.

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
Ouija: Origin of Evil
GENERE
NAZIONE
Stati Uniti
REGIA
CAST
DISTRIBUZIONE
Universal Pictures Italia
DURATA
99 min.
USCITA CINEMA
27/10/2016
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2016
Un teen horror come tanti, un gruppo di amici perseguitati da una maledizione, un tocco importante di soprannaturale e una conclusione aperta… In fondo il precedente Ouija non era molto di più. E in fondo già all'epoca l'impressione fu piuttosto chiara, confermata oggi dalla realizzazione di Ouija: L'origine del male, un prequel basato fondamentalmente sull'intenzione di capitalizzare quanto lasciato da quel prodotto e dalla lezione di Insidious e Sinister. Talmente forte da permettere agli spettatori di trasferire su una storia con i giusti riferimenti - più o meno espliciti - la tensione residua di quelle esperienze.

Coerentemente, poco è lasciato all'intuito, con buona pace della costruzione della tensione e dell'atmosfera generale, data per scontata, come detto, e affidata alla buona disposizione del pubblico stesso. In fondo si tratta di un 'origin' movie… Se non fosse che le origini raccontate patiscono una certa confusione progettuale di fondo. A voler essere pignoli, infatti, e a riferirsi al film precedente - e narrativamente successivo - sono molte le scelte che non si riallacciano con quanto visto. Soprattutto nel rapporto tra le due sorelle Zander e della maggiore con la madre.

A meno che per 'origini del male' non si intendessero quelle alla base della 'maledizione' della casa, comunque ragionevoli e dal 'impatto' assicurato, soprattutto in un paio di manifestazioni. Per il resto, tutto da copione, dagli occhi vitrei dei posseduti alle attese deformazioni e 'cuciture' facciali, e un plus ulteriore dato dalla inquietante espressività della piccola Lulu Wilson (la Mikayla di The Millers e nel prossimo Annabelle 2, sequel dello spinoff di The Conjuring).

In questo senso, l'evidente scelta di prediligere l'aspetto visivo finisce col comportare anche eccessi piuttosto innecessari, come le colorite (e rapide) apparizioni dell'anima nera della casa o l'uscita di scena 'alla Debbie' (la prima vittima del film di Stiles White) del fidanzatino di Lina, già per altro minacciato dalla Alice Zander di Elizabeth Reaser, in un divertente siparietto. Intermezzi 'leggeri', come il continuo - il film è ambientato nel 1965 - riferimento alla Luna e alla possibilità dell'uomo di raggiungere traguardi impensati grazie alla scienza. Mentre, d'altro canto, continua ad affidarsi a superstizioni di vario genere per compensare le proprie debolezze e le umane solitudini. Una ammissione di debolezza, che fa gioco allo sviluppo dei personaggi.

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Che restano una delle forze del film, a tirare le somme. Un sequel/prequel dal carattere più deciso rispetto al suo predecessore, nel quale si riescono a superare i canoni citati nella premessa per ampliare il discorso (anche se sullo sfondo) ai legami familiari e alla gestione della loro assenza, al conformismo di quegli anni e al suo dilagare in funzione del benessere crescente e della paura di perderlo (il ricordo della crisi del 1961 era vicino) e a un interessante - e liturgico - insistere sul potere della parola. Per tacer della imprevista citazione dell'Esorcista, capace di offuscare ogni possibile eco di Ghost, Poltergeist e compagnia bella possiate aver trovato…

Mattia Pasquini