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Prossimamente al cinema: Warner Bros e i viaggi interstellari di Nolan

Lo Studio si prepara al cavallo di battaglia di fine anno, il fantascientifico Interstellar. L'intervista al direttore generale Nicola Maccanico

Interstellar

10.07.2014 - Autore: Pierpaolo Festa
“Il maestro più importante della cinematografia contemporanea”. Sono queste le parole usate da Nicola Maccanico, direttore generale Warner Bros. Italia, quando si parla di Christopher Nolan. Sono ormai anni che “il maestro” ha sigillato con Warner un lungo cammino artistico in grado di polverizzare i botteghini di tutto il mondo, rilanciando un personaggio dato per morto come L'uomo pipistrello (e i suoi iconici nemici). Ciononostante il Nolan che suscita più interesse è quello libero da accordi di franchise: quello di The Prestige, Inception e del prossimo Interstellar, cavallo di battaglia Warner Bros per questa fine della stagione 2014. Il kolossal sci-fi, passato a Nolan dalle mani di Spielberg, arriverà sui nostri schermi dal 6 novembre. Ne abbiamo parlato con Maccanico in occasione di Ciné – Giornate estive di cinema.

Chris Nolan sul set di Interstellar.
 
Interstellar è forse il film più atteso dell'anno. Paradossalmente non appartiene ad alcun franchise già affermato né fa parte di saghe sui supereroi. Come si costruisce in Italia l'attesa attorno a un film “libero” di Christopher Nolan? 
Sai, quando mi facevano i complimenti per gli incassi italiani di Harry Potter io rispondevo sempre che chi si prende il merito per il successo del maghetto o è mitomane o presuntuoso. Con Nolan si può fare un ragionamento simile. Costruire l'attesa è abbastanza semplice, perché lui più di tutti conosce il valore della segretezza: quindi utilizza la propria notorietà per concedere soltanto poche pillole di film al pubblico prima dell'uscita. 
 
Dunque l'effetto sorpresa è il suo segreto?
É il suo tratto speciale: lui sa bene che il cinema deve essere una sorpresa, quindi bisogna accompagnare il film in maniera attenta, non svelando troppo, ma creando attesa in questo modo. 
Il pubblico di Nolan è ampio. Loro lo amano perché ogni volta che si esce da un suo film, si ha la consapevolezza di aver vissuto un'esperienza cinematografica nuova. È un regista che più di tutti porta l'esperienza cinematografica un passo avanti in termini assoluti. La stessa cosa accadrà con Interstellar. 

Il trailer di Interstellar, in uscita il 6 novembre.
 
Stiamo parlando di segretezza, eppure oggigiorno l'attesa attorno a un determinato tipo di film viene supportata in maniera assoluta dai Social Media che garantiscono pieno accesso alle informazioni su un film da parte degli utenti...
E che hanno rivoluzionato completamente il nostro lavoro. È vero: tra gli spettatori c'è una maggiore capacità di connettersi e avere direttamente informazioni sui film. In questo modo certi meccanismi furbi che magari aggiravano i contenuti essenziali di determinati progetti non possono più essere perseguiti; al contrario abbiamo infiniti strumenti per lavorare al meglio e spiegare meglio i nostri film. È questo il valore dei social: devono incoraggiarci a fare film migliori. 
 
C'è un rovescio della medaglia in fatto di new media?
È sbagliato andarselo a cercare di proposito. Un pubblico informato non può essere un fattore negativo. L'idea di trovare lati negativi è un modo di approccio sbagliato per quello che riguarda il nostro lavoro. Uno deve prendere atto della nuova situazione e non guardare indietro. I nostri consumatori hanno più strumenti per informarsi. Questo è senz'altro un bene. 
 
Abbiamo parlato di Nolan, c'è un altro titolo del vostro listino che mi incuriosisce. The Judge, con Robert Downey Jr. in un film che come Interstellar non fa parte di saghe alla Sherlock Holmes o di film sui supereroi. Rappresenta una sfida per Warner? 
Non è affatto una scommessa. Stiamo parlando di un thriller con due grandi attori, Downey e Robert Duvall. Si tratta di un film di dimensioni diverse rispetto a un classico blockbuster: ci ricorderemo tutti che prima di essere un supereroe Downey è sempre stato uno dei migliori attori di Hollywood. 

Robert Downey Jr. e Robert Duvall in una scena di The Judge, in arrivo il 23 ottobre. Qui il trailer.
 
A proposito di Star, quanto le vostre scelte in fatto di cinema italiano sono legate allo Star Power nostrano? 
Gli attori ovunque, e incluso in Italia, sono moltiplicatori del valore del film. È importante ricordare che il punto di partenza è sempre il valore del film: se usi una storia inutile, il moltiplicatore non darà la dimensione attesa. 
 
C'è qualcosa dunque che bisognerebbe migliorare all'interno del cinema italiano? 
Se potessi, se avessi una bacchetta magica, proverei a migliorare la qualità media della scrittura. Non è certo un processo facile, però credo che la qualità della scrittura e i tempi di pre-produzione siano qualcosa che possiamo migliorare. Abbiamo scrittori di qualità, ma un conto è scrivere dieci sceneggiature in un anno, un conto è scriverne una; un conto è avere sei mesi per prepararsi, un altro è avere solo venti giorni. In termini generali, vedo ogni tanto un po' di fretta in giro in questo mondo del cinema. Non ci aiuta mai. 

Il trailer di E fuori nevica, la nuova commedia di Vincenzo Salemme in uscita a ottobre. La nostra intervista all'attore e regista.
 
Vale ancora secondo lei il fatto che la gente in questo periodo non è interessata ai drammi? Anche per questo puntate soprattutto alle commedie italiane? 
È evidente che i film drammatici fanno più fatica a sviluppare un pubblico ampio. Noi cerchiamo sempre storie che funzionino e ci trasmettano il senso di essere popolari. È assolutamente evidente che la commedia per definizione ha queste caratteristiche. È vero che i drammi in questo momento attirano meno, ma bisogna capire che tipologia di drammi. Credo fermamente che quando il cinema riesce a generare identificazione allora può sempre funzionare. Questo non esclude il fatto che Warner in futuro possa sviluppare un film che non sia una commedia e che abbia toni drammatici. 
 
Senza dubbio viviamo un momento di crisi nel cinema. Molti cercano di capirci meglio e trovare strategie per “tornare agli anni Novanta” quando il pubblico inondava le sale. È questo il giusto approccio per superare questo momento? Tornando al passato? 
In realtà bisogna capire le nuove abitudini delle persone e avere la consapevolezza che il nostro prodotto funziona. A quel punto dobbiamo chiederci cosa stiamo facendo per moltiplicare questo lavoro. Quando si comincia a guardare troppo al passato si perdono gli stimoli e le capacità di costruire un futuro. Oggi è più difficile di ieri, ma ieri era più difficile dell'altro ieri. Avere un prodotto che interessa alla gente è un privilegio che non dobbiamo dimenticare. Deve essere valorizzato, senza ripercorrere altre epoche.