
Ci pensa Dario Argento, che non solo si cimenta sullo stesso terreno di Coppola e Gary Oldman, con l'ambientazione tardo ottocentesca, ma vi aggiunge la dimensione del 3D. Una sfida coraggiosa per un regista che, bisogna ammetterlo, negli ultimi anni ha tentato un ritorno alla sue radici, tra l'horror de “La terza madre” e il thriller di “Giallo” (che rimandava apertamente a “L'uccello dalle piume di cristallo”), ma non è riuscito mai nel suo intento. Eppure Argento ha fiducia nei suoi mezzi: “Purtroppo siamo abituati all’attuale cinema italiano che è diventato troppo sempliciotto – ci ha spiegato il regista nella nostra intervista al Courmayeur Noir – i film si girano in poche settimane, con l’attore comico di turno. Invece qui siamo tornati ai tempi in cui si faceva il cinema vero”.

Il ruolo di Dracula stavolta è affidato all'attore tedesco Thomas Kretschmann, che ha già lavorato con Argento a “La sindrome di Stendhal”. Marta Gastini interpreta Mina Murray, la donna di cui si innamora il vampiro, mentre il ruolo della sua amica Lucy è stato riservato alla figlia del regista, Asia Argento. Infine, la parte del cacciatore di vampiri e nemesi di Dracula, Van Helsing, è andata giustamente a un olandese: il grande Rutger Hauer, voluto da Argento “perché il personaggio è forte e sanguigno proprio come lui”.

Cosa aspettarsi da questo “Dracula”? Quanto visto finora non entusiasma, e Argento non è più riuscito a recuperare la vena di un tempo. Cannes lo ha voluto come evento speciale, perché comunque il regista è ancora un “nome” all'estero. La curiosità è tanta, comunque, e l'affetto verso uno dei più visionari autori degli anni d'oro del genere italiano non può che farci sperare che magari stavolta accada un piccolo miracolo.