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Dario Argento, principe delle tenebre

Al XXI Courmayeur Noir in Festival abbiamo incontrato il maestro dell'horror italiano

Dario Argento

09.12.2011 - Autore: Federica Aliano
Al Courmayeur Noir in Festival non manca mai: ogni anno Dario Argento viene al festival per vedere bei film e, mescolato al pubblico, ascoltare i pareri della gente. Quest’anno ha portato in anteprima venticinque minuti del suo “Dracula 3D”, ultima fatica del maestro dell’horror degli anni ’70-’80, che desta enorme curiosità dopo il fiasco di “Giallo”. Recitazione a dir poco sopra le righe su scenografie curate e sontuose, un 3D che punta a “uscire dallo schermo”, ma anche a un’ottima profondità di campo. “Quello di 'Avatar' rispetto a questo è superato – spiega Argento – quello del mio film è lo stesso 3D usato da Scorsese per 'Hugo Cabret'”.

Dracula muta forma come nel romanzo, ma assume diverse dimensioni paurose, anche quella di una mantide gigante. Molto sangue e corpi senza veli, come nella migliore tradizione di Argento, ma soprattutto un gusto del trash volutamente ironico, quasi sfacciato, talmente estremo da divertire da pazzi e da farsi cifra stilistica. Gli effetti digitali aiutano in molte scene, ma ciò che balza agli occhi è che il classico vampiresco per antonomasia è stato modificato nello svolgimento…

Intervista a Dario Argento su Dracula 3D, Argento sul set

Parliamo dell'approccio a Bram Stoker: il testo mi è sembrato anche rivisitato in alcuni punti...
Sono stato abbastanza fedele, soprattutto per i ritmi narrativi. Certo, ci sono delle differenze, però ho rispettato molto il romanzo. Sono sempre stato un ammiratore di Bram Stoker, non ho letto solo “Dracula”.

La tecnologia è nuovissima per un tocco che è anche vecchio stile: per il taglio dell’inquadratura, il modo di far recitare gli attori… Paradossalmente questo vecchio stile ben si sposa con il 3D.
Perché è stato pensato per questo. Prima di iniziare a girare ci sono stati due anni di pensieri, incontri… soprattutto abbiamo riflettuto molto su come doveva essere la scenografia, sia per le location reali che per quelle che abbiamo ricostruito. Anche la fotografia è molto importante, oserei dire imponente. Purtroppo siamo abituati all’attuale cinema italiano che è diventato troppo sempliciotto: i film si girano in poche settimane, con l’attore comico di turno. Invece qui siamo tornati ai tempi in cui si faceva il cinema vero.

Intervista a Dario Argento su Dracula 3D, Rutger Hauer è Van Helsing


La fotografia infatti ha un forte contrasto sul rosso del sangue. Il cinema odierno ci ha abituati al sangue denso e molto scuro, invece qui c’è un bel rosso accesso e di sangue non si fa economia…
Il rosso va stabilito, è il colore più difficile da rendere in fotografia. A seconda della gradazione che gli si dà, il sangue assume una densità o un’altra. Inoltre, in fase di color correction, si può alterare ancora il tono. Nei miei film ho avuto sempre difficoltà nel fare un rosso vero, invece è importante, perché il rosso del sangue è un’ipotesi. In realtà il sangue non è sempre così rosso, quindi quella che noi vediamo al cinema è un’immaginazione del sangue nella testa dell’autore.

Lei è stato rivalutato ormai da anni anche dalla critica “alta” come un autore, e non più solo come un regista di genere. Questo però non è sempre positivo: spesso viene preso troppo sul serio, mentre penso che abbia un’autoironia evidente anche in questo film, una voglia di giocare con il mezzo, di divertirsi ancora…
È vero, ma io sono rimasto sempre lo stesso (ride). Mi hanno rivalutato e hanno anche scritto molti libri su di me in tutto il mondo, ma ciò mi ha fatto piacere da un lato, dall’altro mi ha lasciato anche freddo, non mi ha colpito più di tanto. Non mi lascio influenzare: da tanti anni faccio il cinema e se qualcuno non mi ha capito fin’ora, non mi capirà mai.

Intervista a Dario Argento su Dracula 3D, Marta Gastini e Asia Argento


Anche nel modo di dirigere gli attori si nota un ritorno al vecchio Dario Argento: recitazione estremamente drammatica, primi piani sugli occhi spalancati…
Non saprei: ho uno stile, e mantengo quello. Volevo raccontare in questo modo, e così l’ho fatto.

Parliamo del casting: Dracula e Mina. Lui ha un fascino antico…
Thomas Kretschmann aveva già lavorato con me ne “La sindrome di Stendhal”, e tutte le donne restano affascinate dal suo look nel film, sarà anche che interpreta un personaggio molto affascinante. Volevo avere un attore che avesse carisma e capacità seduttiva, ma anche in grado di esprimere molta ferocia. E lui già durante l’altro film me l’aveva trasmessa molto. Marta Gastini ha una forza dentro che chiede di essere espressa, l’ho capito appena l’ho vista.

Van Helsing e Lucy, ovvero Rudger Hauer e Asia…
Hauer l’ho voluto fortemente, non solo perché Van Helsing è olandese, ma perché il personaggio è forte e sanguigno proprio come lui. Con Asia è il sesto film che facciamo insieme. Ci amiamo tantissimo, ci stimiamo professionalmente, lavoriamo benissimo insieme e questo non cambierà mai. Per me è un onore, forse sono l’unico regista al mondo che ha fatto tanti film con sua figlia.