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I mezzi e il messaggio

Grande successo per "Raiperunanotte", una serata nella quale il linguaggio e le parole sono stati i veri protagonisti.

Raiperunanotte

26.03.2010 - Autore: Francesco Benincasa
Un risultato straordinario, anche volendo prescindere da tutti quei numeri che in parte sono stati già resi noti e che via via quantificheranno le effettive presenze e la reale portata mediatica dell’evento, per la serata bolognese di “Raiperunanotte”. Una scommessa, quella fatta da Michele Santoro nel momento in cui ha annunciato l’intenzione di organizzare una grande manifestazione pubblica di protesta contro la sospensione dei talk show di informazione nel periodo elettorale (e non solo…), che si è rivelata vincente già nel momento in cui lo spettatore - mai come questa volta differenziato a seconda del mezzo scelto per usufruire della comunicazione, tra coloro che erano fisicamente nell’improvvisato studio del Paladozza di Bologna, le persone radunate nelle piazze, le tantissime collegate tramite internet o i vari canali della tv satellitare o digitale terrestre - ha cominciato a prendere coscienza del fatto di essere in compagnia di tanti altri cittadini desiderosi di ascoltare un linguaggio diverso da quello imposto dalle rigide regolamentazioni e le “gimcane” a cui vengono sottoposti i programmi di questo tipo, un linguaggio che si è allontanato con decisione dagli “standard” a cui la stessa televisione ci ha (purtroppo) abituato.

Perché se un protagonista si deve trovare, non si deve cercare né nel conduttore o nei tanti ospiti illustri, né tantomeno nei bersagli delle molte critiche piovute nel corso della trasmissione, quanto piuttosto nel linguaggio stesso, nella libertà concessa per una sera alle parole di fluire senza l’ossessione del politicamente corretto, fuori dalle dinamiche che trasformano un po’ qualsiasi trasmissione della nostra televisione generalista in una sorta di reality show, come tale separato in tutto e per tutto dalla realtà giornaliera. Per una notte, infatti, l’intero parterre si è espresso secondo la particolarità e la sensibilità di ognuno, fornendo interessanti spunti all’osservatore attento.

E proprio dal linguaggio si è partiti, con le assonanze tra discorsi pubblici distanti parecchi anni nel tempo, ma non così lontani per quel che riguarda la forma, per arrivare via via a sentire le vive voci di tutti i giornalisti che hanno preso parte alla serata, dallo staff di “Annozero” fino ai vari ospiti: Giovanni Floris, reduce dal suo mini-tour nelle piazze, Gad Lerner, Riccardo Iacona, insieme a quelli che sono intervenuti in video. E così si sono succedute le parole chiare e forti di Lerner, che ha dato dimostrazione di avere una chiave di lettura molto ben definita dell’attuale situazione e non ha risparmiato critiche, e autocritiche, alla stessa impostazione dei talk show moderni. Quelle meno veementi, ma condite di molta saggezza, di Floris, che ha sottolineato il generale “basso livello” dell’attuale situazione, quelle più schierate di Riccardo Iacona, che ha sollevato l’allarme sulla restrizione progressiva della capacità di movimento di coloro che vogliano raccontare la realtà per come la vedono.

Il pubblico, per lo meno quello che ancora non si sia completamente assuefatto al linguaggio e alle dinamiche dei vari “prigionieri della tv” - quelli che per intendersi ci propinano le loro perle dai salotti televisivi, dalle isole o dalle case da reality show, spesso un gradino sotto il livello delle televendite - ha così potuto apprezzare uno spaccato di realtà fuori dall’ordinario, e si è potuto rendere conto da solo di quanto possa essere travolgente un personaggio come Luttazzi, quando non ha un controllore alle calcagna e può dare libero sfogo alla sua strabordante intelligenza e alla sua cultura, e di quanto invece la stessa totale libertà d’espressione possa far involvere personaggi come Morgan, totalmente a disagio e smarrito nella drammatica ricerca del personaggio da recitare davanti alla platea. Con loro, si è potuto apprezzare l’uso esortativo della parola fatto da Mario Monicelli - la mente più giovane del cinema italiano - che ha invitato gli italiani all’attenzione e alla riscossa culturale di fronte ad un imbarbarimento progressivo, ma anche quello prorompente degli interpreti musicali (vedi Teresa De Sio e Elio e le  Storie Tese), per lo meno quando non hanno tentato improbabili improvvisazioni a effetto, come accaduto ad Antonello Venditti, goffo e totalmente fuori contesto.

E ancora, l’uso misurato ed equilibrato delle parole fatto da Milena Gabanelli, che interviene in video e sottolinea il desiderio di trasmettere a sua figlia l’importanza di aprirsi agli esempi che provengono dai paesi che abbiamo vicino, che spesso assumono decisioni e si comportano in maniera più lungimirante rispetto al nostro, o quello surreale e dissacrante di Roberto Benigni, che ironizza sulla “libertà all’italiana” simulando una partenza improvvisa per lo Zimbabwe, “il paese della libertà”. “Raiperunanotte” si è insomma fatto simbolo della frase di Nanni Moretti in “Palombella Rossa”, quella che recita: “le parole sono importanti”, anche quando provocatoriamente il conduttore Michele Santoro conclude la lunga galoppata televisiva con un giuramento beffardo, che invita tutti i presenti - pubblico compreso - a “farla sempre fuori dal vaso”, nel segno del rispetto delle differenze di pensiero e di espressione, nodo fondamentale di qualsiasi sistema che aspiri a definirsi democratico. Voci e parole che, per quanto scomode e fastidiose per qualcuno, non possono essere tagliate fuori dalle reti pubbliche della Rai, col risultato di privare così una fetta consistente di pubblico dei suoi riferimenti per un’analisi dialettica della realtà.  

Servizio pubblico insomma. E per quel che riguarda il “pubblico”, almeno in una percentuale consistente, con la serata appena trascorsa abbiamo avuto la dimostrazione che è pronto per un cambiamento di questo tipo, si aspettano invece segnali decisi dal “servizio”.