Festiva di Cannes 2017
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Clint Eastwood svela i suoi segreti alla masterclass di Cannes

Film.it in prima linea alla masterclass dell'attore e regista, che non esclude un ritorno alla recitazione

22.05.2017 - Autore: Pierpaolo Festa, nostro inviato a Cannes (Nexta)
Un gigante indistruttibile e allo stesso tempo un signore che si muove lentamente e che indossa il suo cappellino da baseball, firmando autografi e accontentando tutti i suoi fan. Sarebbe un madornale errore chiamare Clint Eastwood "un vecchio", nonostante i suoi 86 anni. Perché Clint - chi lo ama può anche fare a meno del cognome - ricorda ancora tutto. In maniera lucida.

Non importa se le storie che sentiamo da lui sono state già raccontate altrove, la masterclass di Eastwood a Cannes è uno degli eventi del Festival. L'attore e regista ha fatto una fermata sulla Croisette nel periodo in cui sta preparando il suo nuovo film incentrato sugli eroi che hanno fermato un terrorista sul treno Amsterdam-Parigi nel 2015

A Cannes vedremo presto L'inganno, il nuovo film di Sofia Coppola (qui il trailer). Una nuova versione del romanzo The Beguiled scritto da Thomas Cullinan già portata sullo schermo da Don Siegel e Eastwood con il film La notte brava del soldato Jonathan: "All'epoca sono stato io a proporlo a Don - rivela Eastwood - Lui era molto interessato a sperimentare: faceva soprattutto b-movies e non aveva mai avuto occasione di fare questo tipo di film. Non era un progetto commerciale, ma lo abbiamo portato in giro per il mondo: era la prima volta che partivo per un tour promozionale. Ricordo che quel film è stato un grande successo in Italia e Francia". 

 
I PADRI ARTISTICI: SERGIO LEONE E DON SIEGEL  
"Ho imparato tantissimo da Sergio. E dal suo modo di creare le immagini e di scegliere sempre le facce giuste. Don Siegel invece pensava veloce e girava veloce. I suoi pensieri erano rapidi e precisi. Sono loro i miei mentori. Devo tanto a loro.  Ma ho imparato anche da altri registi, perfino da quelli tutt'altro che bravi: è importantissimo imparare anche da loro e capire quello che non dovresti mai fare sul set!".

L'AMORE PER IL WESTERN
"Sono cresciuto negli anni Trenta e Quaranta, quando ogni ragazzino sognava di prendere parte a un western. All'epoca non c'era ancora la TV, quindi il riferimento principale era il cinema. Mi piaceva tutto: i film con Gary Cooper, quelli con Jimmy Stewart, e naturalmente tutto John Wayne. E guardavo anche i western di serie B che erano molto divertenti". 

L'INFANZIA: CRESCERE DURANTE LA GRANDE DEPRESSIONE
"Sono nato all'epoca della Grande Depressione. Ricordo che mia sorella e io non capivamo che la nostra famiglia stesse morendo di fame. Perché i miei si assicuravano sempre di mettere del cibo nei nostri piatti. Ho capito tutto con il passare del tempo nutrendo il massimo del rispetto per loro. All'epoca ci spostavamo di città in città... succedeva ogni sei mesi! Ricordo che da Sacramento ci siamo trasferiti alle Palisades, quando lì non c'era ancora niente tranne la pompa di benzina dove mio padre lavorava". 

 
GLI INIZI - IL RAGAZZINO CHE NON SAPEVA RECITARE
"Ho partecipato a uno spettacolo teatrale a scuola. Era così brutto che alla fine risultava involontariamente divertente. Ho detto ai professori: "Non chiedetemi mai più di fare una cosa del genere!". Poi però negli anni Cinquanta ho fatto amicizia con un direttore della fotografia: stava finendo di girare un film e mi ha invitato durante l'ultimo giorno di riprese. Sono andato sul set e alla fine mi hanno fatto un sacco di domande e offerto un lavoro: la paga era 75 dollari a settimana. Dopo un anno e mezzo mi hanno licenziato. A quel punto ho cercato di sbarcare il lunario con piccoli ruoli in TV. Ogni tanto recitavo anche al cinema. Alla fine degli anni Cinquanta ho fatto un provino per Gli uomini della prateria (Rawhide) e sono stato assunto. A quel punto riuscivo finalmente a mantenermi facendo l'attore. Era un sogno che si avverava". 

IL "NO" INIZIALE A SERGIO LEONE
"Il mio agente mi ha chiesto se volevo andare in Italia per interpretare un western, il remake di un film giapponese. Ho detto: "No. non mi va: faccio tanti western qui a casa mia. Vorrei prendermi un po' di tempo per riposarmi... vorrei andare a pesca". Quando però ho letto la sceneggiatura mi sono reso conto che era il remake de La sfida del samurai di Kurosawa. Quando avevo visto quel film pensavo che poteva diventare un western perfetto ma che nessuno lo avrebbe mai realizzato. Sergio lo stava facendo! Non ero mai stato in Italia, né in Spagna e quello era un film a bassissimo budget: sarebbe costato solo duecentomila dollari. Il titolo iniziale del progetto era Il magnifico straniero. Credevo fosse un film molto piccolo: poi invece ho letto un articolo su Variety che parlava con entusiasmo di un progetto intitolato Per un pugno di dollari nel quale a quanto pare avevo recitato io... non avevo idea del cambio di titolo. E' iniziato tutto in quel momento".  

DIRTY HARRY: CLINT DIVENTA CALLAGHAN 
"Mi piaceva il copione di quel film, era veramente avanti per quei tempi. Quando l'ho letto, lo ho subito passato a Don Siegel e lui lo ha amato. Molti pensavano che fosse politicamente scorretto: era l'inizio dell'epoca in cui viviamo oggi, dove tutto è politicamente corretto o scorretto. Oggi abbiamo perso il senso dello humour. Io in quel film ci vedevo soprattutto la possibilità di interpretare un poliziotto che usava enormi armi da fuoco... il sogno di un ragazzino che si avverava". 


 
FILO DA TORCERE - IL FILM CHE HA INTERPRETATO INSIEME A UN ORANGOTANGO
"Tutti mi dicevano che sarebbe stato un flop. Che era destinato a fallire. Tutti cercavano di dissuadermi: "non puoi fare questo film, sarà la cosa peggiore della tua carriera!". Io però volevo fare un film per famiglie, una commedia che anche i bambini avrebbero potuto vedere. Alla fine è andato benissimo. La critica lo ha odiato ma il pubblico ha riempito le sale.  Ho bei ricordi di quel set e dell'orangotango: se puoi fare cose ridicole, allora vuol dire che puoi tornare bambino". 

TRASFORMARE LIBRI MEDIOCRI IN GRANDI FILM - I PONTI DI MADISON COUNTY
"Non pensavo granché di quel libro. Era una storia raccontata dal punto di vista del fotografo, io invece credevo che potevamo migliorarla se solo avessimo cambiato la prospettiva e raccontato la storia attraverso gli occhi della donna. E' lei la vera protagonista. Ho chiamato Meryl Streep proponendole il ruolo: "Non mi è piaciuto il libro" - mi ha detto subito. E io l'ho invitata a leggere il copione con questo nuovo taglio narrativo. Mi ha chiamato la mattina dopo accettando il ruolo". 
 
GIRARE CON POCHISSIMI CIAK: MYSTIC RIVER 
"Avevo letto una recensione del libro di Dennis Lehane in cui "spoileravano" diverse cose. Mi ha incuriosito e sono andato a comprare il romanzo, iniziando a lavorarci immediatamente. Ne ho parlato con Sean Penn, quando glielo ho proposto mi ha detto: "Bingo!". Tutti volevamo farlo subito. Io non amo le prove sul set, è invece importantissimo cogliere la prima volta in cui gli attori pronunciano le loro battute. Sean, Tim Robbins e Kevin Bacon mi hanno chiesto: "Ti dispiace se facciamo le prove in privato?" E io: "No assolutamente!". E' stato un film molto facile da girare. E molto divertente. 
 
Cerco sempre la verità del primo ciak. L'ho imparato da Don Siegel. Lui mi diceva sempre: "Vediamo che succede". Molti registi provano e riprovano... e appena arrivano sul set ed è il momento di girare, sono tutti annoiati. Io adoro l'improvvisazione ed è anche un perfetto metodo di incoraggiamento: se il primo ciak è ottimo e dico "ok buona la prima!", allora gli attori entrano nello spirito giusto, convinti che la cosa sta funzionando". 


MAI PERDERE LA CALMA SUL SET
"Un paio di volte mi sono arrabbiato mentre ero sul set. Ma non deve succedere, né devi farlo vedere! Bisogna mantenere i set calmi. Una volta ero alla Casa Bianca, quando c'era Gerald Ford come presidente: ricordo di essere rimasto veramente colpito da come gli agenti del servizio segreto comunicavano tra di loro attraverso i microfoni nascosti nella mano. Lo facevano a bassissimo volume. Ho sempre imitato loro quando dirigo un film. E ha sempre funzionato!" 

TORNARE A RECITARE
"L'ultima volta che ho recitato risale al 2012 nel film Di nuovo in gioco. Fare l'attore non mi manca tanto, è un mestiere che ho praticato veramente per tantissimi anni, quindi non ne sento il bisogno. Però, forse, un giorno lo rifarò se capiterà il ruolo giusto. Mi piace lavorare. Sento sempre il bisogno di fare qualcosa. Non mi vedo in pensione mentre gioco a golf. Attenzione... mi piace giocare a golf, ma non voglio doverlo fare per forza. Non mi vedo vecchio decrepito mentre cerco di colpire la pallina!".
 
CLINT SPETTATORE: L'AMORE PER BILLY WILDER
Vedo pochissimi film: non ho avuto tempo negli ultimi anni perché ho girato American Sniper e Sully uno dopo l'altro. Di tanto in tanto mi capita di riguardare vecchi film: amo Billy Wilder, l'altro giorno ho rivisto Viale del tramonto. Uno dei miei film preferiti.