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Veloce come il vento, la nostra recensione dell'action automobilistico con Stefano Accorsi

Con il freno più tirato sui toni del pathos sarebbe stato un capolavoro. A ogni modo il film di Matteo Rovere dà struttura a un filone tricolore di corse e motori molto riuscito

Veloce come il vento 

Veloce come il vento 

31.03.2016 - Autore: Alessia Laudati (Nexta)
Non è che la scelta sia del tutto incomprensibile; anzi. Affiancare ad una classica storia di azione automobilistica una dimensione umana molto forte, è decisione sensata e probabilmente dettata da due scelte produttive e contenutistiche. Una reale esigenza di budget che sopperisce così ai vuoti di costose scene adrenaliniche, e, accanto, una forte volontà di dare senso e pienezza al racconto.

Perché per Veloce come il vento fare un film sulla falsariga del cinema americano – Rush e Fast and Furious su tutti – con meno mezzi a disposizione e più interesse nel raccontare il dramma da un punto di vista intenso e coinvolgente, avrebbe significato in primis deviare da un percorso ragionevole e coraggioso. Però, forse per paura di un horror vacui morale, o timorosi dell'idea che il solo supporto dell’etichetta di film d’azione non avrebbe attratto il pubblico, o perché sui toni sentimentali è scappata in fondo la mano, il punto più debole del bel film di Matteo Rovere è proprio l’accumulo di temi drammatici non tutti ben sorretti da scene di riuscita tensione emotiva.


Non facciamo tuttavia confusione. In Veloce come il vento per la maggior parte del tempo accadono delle cose nuove dal punto di vista creativo e artistico. C’è per esempio il set originale della storia: il mondo delle corse GT declinato in un contesto provinciale a conduzione famigliare. C’è l’interpretazione riuscitissima di Stefano Accorsi nei panni di un mentore per caso, tossicodipendente e sbandato; personaggio ricco di una malinconia bella quanto sincera. C’è un personaggio femminile raccontato in un contesto tipicamente maschile – almeno per quanto riguarda l’immaginario comune – che si tiene la propria innocenza e non accetta di accogliere su di sé la retorica della battaglia tra i sessi.

E poi esiste l’oggetto di studio di questa storia; nato principalmente da una profonda osservazione del mondo dei motori e dovuta dall’incontro con il meccanico Antonio Dentini. E poi, fattore non da poco, la scoperta tramite di esso della parabola discendente del pilota Carlo Capone; star delle corse negli anni ’80 oggi in cura per gravi problemi psichiatrici.

C’è insomma un fattore umano che pervade fortemente la storia e che, al contrario degli esempi americani al quale il film è stato paragonato, vira sui toni esagerati del dramma fino a toccare quasi quelli di un cupo melò. E allora, mentre è davvero apprezzabile il tentativo di fare un film action di piste, parenti serpenti e dramma esclusivamente all’italiana - dove di nostrano ci sono soprattutto l’uso del dialetto romagnolo e la forte centralità che la famiglia sembra avere nel mondo dei motori tricolore - qualcosa non va proprio per il verso giusto quando si tratta di calibrare i toni lirici della tragedia personale.


A tratti c'è troppa carne al fuoco. Tossicodipendenza, morte di un famigliare, problemi economici, problemi abitativi, problemi di macchine, corse clandestine, problemi di affidamento, sono i tanti ostacoli che si interpongono affinché Loris (Stefano Accorsi) e Giulia Di Martino (l'esordiente Matilda De Angelis), possano capire l’importanza dello – usiamo un termine anglofono visto il contesto – stay together

Invece non bisognava avere forse avere timore di lasciare al film una trama meno affollata dal punto di vista contenutistico e anche in assenza di essa, vincere la diffidenza del pubblico nei confronti del genere action specialmente se firmato da un italiano. 

Perché una maggiore magrezza di significato avrebbe sicuramente fatto bene a un prodotto già molto riuscito, nuovo, dal respiro assolutamente non italiota, che si avventura sul filone del film d’azione di stampo americano senza manierismi e con estrema e convincente originalità. 
 
Veloce come il vento, in sala dal prossimo 7 aprile, è distribuito da 01 Distribution