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Rush - La nostra recensione

Il nuovo splendido film di Ron Howard, un confronto toccante e adrenalinico

13.09.2013 - Autore: Mattia Pasquini, da Toronto
Lo ammettiamo, non eravamo usciti completamente soddisfatti da molti degli ultimi film di Ron Howard; Il dilemma, la doppietta dai libri di Dan Brown, parti comunque coerenti in una carriera ricca che ha però affiancato Il grinch a Frost/Nixon

Proprio ripensando a quello splendido film del 2008 viene il sospetto che Howard (insieme allo sceneggiatore di quello e di questo, Peter Morgan) abbia un particolare interesse - o tocco - quando si tratta di confronti diretti, di sfide a due tra uomini di un certo spessore, o peso storico.



Ciò detto col senno di poi, ovviamente, e dopo la visione - entusiasmante - di Rush, un film meraviglioso per il quale ci sentiamo di spendere superlativi e aggettivi azzardati senza molti timori di smentita. Certo, l'avere vissuto quegli anni in diretta (quindi l'esser nati almeno nel 1970) comporta un possibile rischio di poca obiettività, ma al di là dell'aspetto emotivo-nostalgico e osservando anche solo quello tecnico di Rush, si rivela un requisito non indispensabile per godere dell'esperienza. Sin dalla prima scena, già esplicita nel definire il mood della vicenda: un campo lungo, sulla pista, bagnata, e prima ancora su un cielo plumbeo ma dai tanti riflessi.

L'anticipazione degli eventi di Nürburgring, quello che sarà il momento chiave della storia sportiva di Niki Lauda e James Hunt, della loro epica, forse, ancora di più (visto che Lauda poi vinse altri due mondiali). Ma solo a livello di cronaca. La chiave di un rapporto cosi complesso non si racchiude in un solo episodio, e per fortuna. Perché nell'alternare il centro dell'attenzione su uno o l'altro dei protagonisti sta la magia di Rush.



La ricostruzione della vera storia, a partire (con un immediato balzo all'indietro) dalle prime apparizioni su pista dei due contendenti, sei anni prima, ci permette di scoprirli, di vedersi formare e crescere i due personaggi, le dinamiche tra di loro, la tensione, l'invidia, la rivalità, l'emulazione, la rabbia e il rispetto.
Evitando inutili spettacolarizzazioni e affidandosi a riprese 'breathtaking' di per sé, l'attenzione passa tutta sull'elemento umano. Anche per il confronto di filosofie tra il calcolatore e professionale Lauda e il viveur e edonista Hunt, ognuno vincitore e capace di raggiungere i propri personali obiettivi (il successo per uno, il piacere di vivere per l'altro) e di scatenare l'invidia - anche positiva, in definitiva, visto il legame unico e amicale che viene mostrato nel suo farsi - dell'altro.

Howard è grande nel costruire questo affresco, sempre equilibrato e in grado di spiazzare lo spettatore. I due si spingono e tirano l'azione, anche qui alternandosi, persino uscendo di scena, soprattutto nei momenti più commoventi. Non (ed è un altro merito) quelli più prevedibili - come l'incidente (ricostruito per non utilizzare le vere immagini, complimenti) o l'ospedale (su cui si glissa, con una resa drammatica e lirica insieme) - ma quelli presi direttamente dal legame suddetto; e ci si ritrova sconcertati nel commuoversi dinanzi a un pestaggio...



Una ennesima prova di forza per un film dalle emozioni forti, davanti alle quali, anche se non sempre espresse in maniera esplicita, sembra impossibile non empatizzare, a volte schierandosi, a volte cercando di comprendere. Ma anche un film (costato 'solo' 38 milioni di dollari) dalla scansione precisa, molto classico per certi versi, nella costruzione dei suoi personaggi e degli intrecci, regolari e dalle aggiunte equilibrate e contenute. Un film che si affida alla cura dei dettagli, la scelta delle inquadrature, il montaggio, la fotografia e l'illuminazione per valorizzare script e regia, che gettano una luce unica sulla miglior interpretazione di sempre del Thor cinematografico e di Daniel Brühl.

Rush, in uscita il 19 settembre, è distribuito dalla 01 Distribution.

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