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The Walking Dead, delude e annoia il ritorno dell'ottava stagione [Recensione]

LIEVI SPOILER. Un episodio lento e con pochissima carne al fuoco per dire addio a un personaggio storico

The Walking Dead

26.02.2018 - Autore: Marco Triolo (Nexta)
82 minuti sono tanti, ma non è la prima volta che The Walking Dead indulge in una durata così corposa. Tuttavia, quando questo è successo in precedenza, c'era sempre tanta carne al fuoco, materiale da raccontare, storyline da mandare avanti. Gli 82 minuti della nona puntata di The Walking Dead 8, invece, sembrano più una manovra di marketing che una scelta creativa. Perché questa puntata extra non ha granché da raccontare se non l'inevitabile addio a un personaggio e il blando salvataggio di un altro. Due trame parallele in 82 minuti sono troppo poche davvero.

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DA QUI IN POI LIEVI SPOILER SULL'EPISODIO.
 
Ed è così che la pigrizia creativa che sembra attanagliare ormai una serie un tempo controversa ma per lo meno vitale ha fatto il più clamoroso dei coming out. “Honor”, scritto dai veterani della serie Matthew Negrete e Channing Powell, e diretto, come sempre nelle grandi occasioni, dal produttore esecutivo e autore degli effetti speciali Greg Nicotero, è la summa di tutto ciò che molti criticano ormai della serie. La sua estenuante tendenza a dilatare i tempi della narrazione o girare intorno agli stessi due/tre concetti. Perché in effetti, finora, l'ottava stagione di carne al fuoco ne aveva messa tanta, ma sempre in maniera ripetitiva e poco convinta. Pochi erano gli sprazzi di vita in mezzo agli ingranaggi oliati di una narrazione che procedeva ormai con il pilota automatico – ironico, per una serie incentrata sui morti viventi. Anche in “Honor” ce n'è uno, un omicidio cruento e meraviglioso di cui si rende colpevole Morgan. Un momento forte che, qualche anno fa, sarebbe magari stato inserito in un climax altrettanto potente, mentre qui sembra un isolotto di goduria in mezzo a uno stagno.
 
Non che in “Honor” non ci siano altri momenti degni di nota. Alcuni dialoghi tra Rick e Carl, in preda alla febbre per il morso di zombie rivelato al termine del finale di metà stagione, o tra Carl e Michonne, sono abbastanza toccanti. Ma si tratta di momenti isolati e il segmento che li coinvolge viene trascinato troppo a lungo, fino a diventare morboso. Per essere il piatto forte dell'episodio, l'addio a Carl annoia molto presto e ci fa sperare che l'episodio salti presto dall'altra parte, per raccontare il salvataggio di Ezekiel da parte di Morgan e Carol. La parte della puntata dove almeno c'è un po' di azione a risollevare il tutto.

 
Non è abbastanza, tuttavia, e lo ripetiamo, per giustificare una durata così importante. La sceneggiatura si libera prestissimo di tutti i personaggi di contorno, Daryl, Rosita, Tara e persino il neo-arrivato Siddiq (Avi Nash), l'uomo a cui Carl ha salvato la vita sacrificando la sua. E per il resto concentra tutte le sue forze sulle due storyline di cui sopra, senza uscire mai da questi monotoni binari.
 
Qualche sussulto lo si ha solo nel finale, in cui un paio di interessanti rivelazioni sul futuro di due personaggi i particolare sembrano presagire gustosi sviluppi, uno dei quali perfettamente in linea con il fumetto, l'altro invece potenzialmente devastante. In questa puntata viene anche chiusa la sottotrama dei flashforward sul futuro di Alexandria dopo la guerra, in maniera inaspettata e curiosa.

 
Ma sono solo attimi, che fanno intravvedere la serie di cui ci siamo innamorati anni fa. È da molto tempo che un debutto mid-season di The Walking Dead non era così timido nel dispensare azione ed emozioni, il che è paradossale se si pensa che proprio qui abbiamo detto addio a un personaggio che conoscevamo sin dal primissimo episodio. Resta da sperare che qualcosa si muova, ora che ci siamo lasciati alle spalle il lutto. Mancano sette episodi, la guerra infuria. Cosa potrebbe andare storto?
 
The Walking Dead va in onda il lunedì alle 21 su Fox, canale 112 di Sky.