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The Box - La nostra recensione

Richard Kelly torna in forze con "The Box", thriller fantascientifico di matrice settantiana, che sfoggia atmosfere degne di "Ai confini della realtà". Il passo falso di "Southland Tales" è solo un ricordo

The Box - Cameron Diaz e James Marsden

20.07.2010 - Autore: Marco Triolo
Dedicato a tutti coloro che, dopo l'exploit di “Donnie Darko”, credevano che Richard Kelly si sarebbe spento nell'oblio. Invece eccolo tornare in forze per farci dimenticare il bizzarro “Southland Tales”, con un film che, a leggere le recensioni d'oltreoceano, sembra essere stato poco compreso e generalmente criticato per il suo incedere lento e allucinato.

The Box

Che invece è proprio il punto di forza di “The Box” e una scelta artistica ben precisa e coerente di Kelly. Ambientato negli anni '70 nella terra nativa del regista, la Virginia, il film è tratto da un racconto di Richard Matheson (lo stesso di “Io sono leggenda”) e sfoggia un'atmosfera chiaramente influenzata da film come “Terrore dallo spazio profondo” e dalla serie “Ai confini della realtà”. La storia è quella di una coppia ordinaria – lei (Cameron Diaz) insegnante, lui (James Marsden) ingegnere in un vicino stabilimento della NASA – che si ritrova improvvisamente catapultata in una catena di eventi straordinari e inquietanti, quando uno sconosciuto dal volto sfigurato (Frank Langella) si presenta alla loro porta con un'offerta. Se premeranno il pulsante di una misteriosa scatola, una persona qualunque morirà, ma loro riceveranno all'istante un milione di dollari. Con le bollette da pagare, un figlio da mantenere e una costosa operazione all'orizzonte, come rifiutare?

The Box

Kelly sceglie saggiamente di evitare la strada del senso di colpa, troppo spesso percorsa in passato, e si concentra invece nel costruire una tensione che si fa via via più insostenibile, e sradica le certezze di un mondo borghese che all'apparenza sembra pulito e rispettabile, ma in cui tutti nascondono l'insospettabile capacità di ferire il prossimo pur di avere dei vantaggi. Il regista non ci risparmia quelle apparizioni sinistre di cui è maestro: di fronte allo studente stalker viene subito in mente il coniglio di “Donnie Darko”, ma qui il senso morale del racconto si affaccia in maniera molto più evidente. Abbiamo detto morale, non moralistico: Kelly non giudica mai i suoi sfaccettati protagonisti, si limita a registrarne le reazioni ai vari test che la vita – o un'entità superiore – pone loro davanti. Ma, lungi dal cadere in un gioco freddo e calcolato, l'autore riesce comunque a farci investire nei suoi protagonisti, al punto che la scelta finale, il prezzo da pagare per un male perpetrato così alla leggera, è straziante.

The Box

Ci sarà chi accuserà Kelly di misoginia: ma il ruolo della donna nel film non è realmente demonizzato. Semplicemente, c'è un simbolismo di fondo che evoca Adamo ed Eva, il frutto della conoscenza. Sono le donne a dominare il mondo, mentre gli uomini risultano dei burattini sbattuti qua e là da eventi più grandi di loro.

The Box

Un'ultima menzione va agli attori: Marsden è una conferma, ma Cameron Diaz dimostra di saper gestire ruoli ben più complessi di quelli delle commedie romantiche in cui ormai troppo spesso si autoconfina. Langella invece è capace di evocare con uno sguardo il terrore strisciante che sottende la pellicola. Un ottimo lavoro, un brano di science fiction classica che, ne siamo certi, invecchierà come il vino fino a diventare un piccolo cult.

La pellicola è distribuita nei cinema dalla Lucky Red.

Per saperne di più
Movie Style: Cameron Diaz